Crescono in Italia gli ascolti per la tv lineare e quella in streaming. Nel 2020 circa 7,3 milioni di italiani con piu’ di 4 anni (il 12,5% del totale; nel 2019 erano meno di 6 milioni, c’e’ un + 24,6%) hanno guardato su Internet i programmi televisivi che erano contemporaneamente in onda sulla tv lineare, e 4,2 milioni lo hanno fatto utilizzando lo smartphone. Anche se il “fenomeno epocale” è quello dell’affermazione delle smart Tv. Sono alcune delle principali evidenze che emergono dal quarto Rapporto Auditel–Censis che è stato presentato oggi in Senato, dal titolo “L’Italia multiscreen: dalla Smart Tv allo schermo in tasca, cosi’ il Paese corre verso il digitale“.
Gli schermi in Italia sono complessivamente 119 milioni e 400 mila, con un +6,2% negli ultimi due anni e una media di 5 display per famiglia. Le famiglie connesse, secondo il report, sono il 90,2% del totale, con un +3,6% rispetto al 2019, mentre il 59,4% possiede una connessione sia fissa sia mobile (+6,2%). Impetuosa la crescita delle smart tv e dei dispositivi esterni collegati, che registrano un +46,6% toccando quota 15,3 milioni di apparecchi. In crescita anche gli smartphone (+8,9%), i pc collegati e i tablet.
“Emergenza sanitaria e restrizioni alla mobilità hanno dato nuova centralità alla televisione nella vita degli italiani in isolamento – spiega il report facendo riferimento al periodo di lockdown dovuto all’emergenza Covid-19 del2020 – Da un lato, infatti, si è scatenata la domanda di informazione sui diversi aspetti del virus e del contagio, sulle regole da rispettare, sui bonus via via approvati e concessi, con una crescita della audience della televisione lineare, sia per numero di spettatori sia per tempo medio di ascolto. Sul fronte dell’offerta questo ha significato una crescita dei contenuti informativi e dei programmi dedicati al virus”.
“In particolare – prosegue il documento – nei mesi di marzo e aprile del 2020, a pandemia appena iniziata, e poi nel mese di ottobre in occasione della seconda ondata, i telegiornali nazionali delle ore 20.00 hanno fatto registrare oltre il 50% del totale degli spettatori di quella fascia oraria, con significativi incrementi rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. D’altra parte, e parallelamente, si è scatenata una domanda personalizzata di contenuti video on demand, che ha fatto schizzare i consumi della ‘televisione fuori dal televisore’, a pagamento e non”.
Da questo contesto è scaturita la possibilità di un nuovo ruolo per le Tv: “Le televisioni di nuova generazione non solo consentono di seguire l’offerta lineare e on demand, on e off line, ma rappresentano anche ulteriori device che gli italiani possono utilizzare per collegarsi ad internet e svolgere alcune attività a distanza – spiega la ricerca – In realtà, non tutte le Smart Tv vengono utilizzate a pieno: su 15 milioni e 500.000 presenti nelle case degli italiani, 12 milioni e 300.000 sono effettivamente collegate ad internet e 3 milioni e 200.000 non sono collegate, per un totale di 2 milioni e 594.000 famiglie che hanno in casa almeno una Smart Tv ma la utilizzano esclusivamente in modalità lineare. Tra queste, la stragrande maggioranza (87,4%, per un totale di 2 milioni e 267.000 famiglie) possiede il collegamento ad internet, che però nell’85,2% dei casi è solo da linea mobile, quindi più difficilmente in grado di supportare l’utilizzo in streaming della Smart Tv. Per queste 2 milioni e 209.000 famiglie dotarsi di linea fissa vorrebbe dire poter utilizzare le possibilità offerte dalla Smart Tv e avere un ulteriore schermo per l’ingresso nella vita digitale”.
“I dati sulle fruizioni individuali della Rilevazione di base Auditel confermano come la Smart Tv rappresenti una porta d’accesso ad internet per oltre 22 milioni di italiani – prosegue il report – la maggior parte dei quali la utilizza per accedere alle applicazioni on demand. I dati al 2020 evidenziavano però come quasi 4 milioni di italiani utilizzassero la Smart Tv per accedere ad internet e navigare sui siti come si fa da un personal computer”.
La questione dell’Audience
Sul tema delle rilevazioni degli ascolti per le piattaforme online sono intervenuti durante la presentazione del report il presidente dell’Agcom, Giacomo Lasorella, e il presidente della commissione parlamentare di vigilanza sulla Rai, Alberto Barachini.
“Rispetto alla rilevazione degli indici di ascolto oggi ci sono sfide nuove. La moltiplicazione dei fornitori di contenuti audiovisivi e dei veicoli di diffusione degli stessi, con il conseguente ampliamento dell’audience, pone il tema della verifica della trasparenza rispetto alle metodologie utilizzate dalla produzione alla certificazione dei dati, che devono essere chiare, affidabili e confrontabili”, afferma Lasorella, che sottolinea la necessit di avviare “un percorso che conduca al superamento della frammentazione nel sistema di misurazione e a una convergenza delle metriche in una logica ‘cross piattaforme’, ‘cross device’ e crossmediale, garantendo l’indipendenza e la trasparenza della certificazione dei dati per assicurare l’affidabilità degli stessi e renderli elementi informativi utilizzabili dal mercato”.
“Bisogna considerare il rapporto fra le rilevazioni Auditel e quelle ‘home made’ delle piattaforme – aggiunge Barachini – il caso Dazn ci ha messo in allerta da un certo punto di vista. Siamo in presenza di eventi molto spesso di carattere pubblico ed è sempre più importante, anche per l’economia pubblicitaria, disporre di un sistema di dati attendibile trasparente, certificato”. Serve, conclude il presidente della commissione di vigilanza sulla Rai, “una reale metamorfosi che consenta di creare un sistema ed ecosistema pluralistico, diversificato e aperto che non travolga l’esistente, ma sappia cogliere i benefici della trasformazione digitale, non una rivoluzione ma un’evoluzione del nostro sistema”.