Mediaset-Vivendi, il livello dello scontro su Premium si alza al massimo: nessuna prospettiva di soluzione amichevole, si tratterà in tribunale. Il fallimento dell’accordo manda Ko il titolo di Mediaset che oggi in Borsa tocca il -6%.
Ieri la società guidata da Vincent Bollorè ha parlato di “intimidazione” da parte anche di Fininvest e ha affermato che di non ritenere più “prioritaria” una “soluzione amichevole”. Stamani Mediaset risponde che “la vicenda sarà risolta in Tribunale”. Il confronto in tribunale comincerà – salvo a questo punto improbabili accordi – l’8 novembre prossimo, quando a Milano vi sarà la prima udienza sulla richiesta di sequestro cautelativo del 3,5% delle azioni proprie di Vivendi, che costituivano il pagamento prospettato dal contratto per la pay tv del Biscione. E, al di là degli scontri attraverso i comunicati ufficiali, è questo che vuole il gruppo italiano: prima si onora l’intesa firmata in aprile, poi si puo’ discutere di tutto. Oggetto del contendere è ovviamente il contratto di acquisto di Premium da parte dei francesi con uno scambio paritario del 3,5% tra le capogruppo Mediaset e Vivendi. La valorizzazione della pay tv, dalla quale sarebbe dovuto uscire il socio di minoranza Telefonica, fu superiore ai 700 milioni, ma in maggio i conti del primo trimestre di Premium evidenziarono una perdita mai emersa prima: oltre 56 milioni, che in proiezione indica un rosso di oltre 200 milioni l’anno. Dopo settimane di attesa e il tentativo di Mediaset di ‘stanarè il gruppo guidato da Vincent Bollorè, Vivendi dice di ritenersi libera “dalla sua volontà di favorire una soluzione amichevole”, riservandosi “il diritto di intraprendere qualsiasi azione per difendere i propri interessi e quelli dei suoi azionisti”. I francesi affermano che finora hanno “sempre ritenuto praticabile una trattativa nella controversia con Mediaset” continuando “in questi mesi a cercare soluzioni alternative: in risposta al suo atteggiamento costruttivo, Vivendi è stata affrontata da Mediaset e da Fininvest con comunicati aggressivi e l’avvio di molteplici azioni legali, tra cui un nuovo tentativo di intimidazione il 12 ottobre”, quando emerse la richiesta di sequestro delle azioni. A stretto giro Mediaset ha risposto che “dal 25 luglio 2016, data della lettera ufficiale Vivendi di dietrofront sul contratto definitivo e vincolante firmato, non ci sono stati piu’ contatti tra le due società e i reiterati riferimenti a ‘business plan irrealistici’ costituiscono ingerenze inappropriate sulle attività di un rilevante asset industriale di una società quotata e provocano ulteriori danni non solo di reputazione turbando il corso del relativo titolo”. “Per tutti questi motivi, prendiamo atto del fatto che la vicenda sarà risolta in Tribunale, dove emergeranno chiaramente i ruoli che oggi si vogliono confondere, ed è evidente che la richiesta di sequestro di azioni Vivendi, lungi dall’essere un’iniziativa intimidatoria, è finalizzata a tutelare gli interessi di Mediaset e dei suoi azionisti”, conclude il Biscione.