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Svolta storica per la Bbc, in vista l’addio al digitale terrestre. Obiettivo alleanza anti-Netflix

L’emittente britannica insieme a Channel 4 e Itv sta puntando alla creazione di una maxi-piattaforma per lo streaming video in grado di contrastare la pressione competitiva esercitata dagli Ott. E in campo potrebbe scendere anche Disney

Pubblicato il 28 Mag 2018

Patrizio Rossano

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Nei giorni scorsi, secondo quanto ha riportato The Guardian, la Bbc insieme a Channel 4 e ITV (la televisione indipendente) ha avviato “colloqui” finalizzati a progettare un servizio di diffusione dei propri prodotti audiovisivi in streaming per contrastare il crescente potere di Netflix e Amazon. Nonostante il testo originale dell’autorevole giornale britannico faccia largo uso di condizionali e virgolettati anonimi ma riconducibili a chi conosce il dossier, a quanto si legge tali colloqui hanno una direzione ed una forza ben precisa.

La direzione è quella di avviare tra i diversi broadcasters inglesi un percorso di sviluppo delle sinergie in un campo parzialmente inedito – lo streaming video – e la forza necessaria ad abbandonare, almeno potenzialmente e progressivamente, il digitale terrestre. A questo proposito, secondo quanto dichiarato da Steve Unger, CTO di Ofcom (ente regolatorio delle comunicazioni britannico) nel recente incontro DGT Summit di Londra, “il DTT rimarrà probabilmente rilevante per un decennio” cioè, giusto il tempo per preparare le valigie e cambiare piattaforma prima che sia troppo tardi. È opportuno ricordare che, sempre in Gran Bretagna, già da tempo Sky ha deciso di dismettere la piattaforma satellitare e non installare più parabole, a favore della diffusione dei propri prodotti attraverso la fibra.

“Tutte le opzioni sono aperte, si tratta solo di primi contatti e non è ancora stato preso alcun indirizzo … ma chi se ne sta occupando è pienamente consapevole che una piattaforma di video on demand è la sola possibilità di difendere efficacemente l’industria creativa britannica”  ha dichiarato una delle fonti.

Le cifre parlano chiaro: Netflix ha oltre 8 milioni di abbonati, mentre Amazon Prime supera i 4 milioni ed entrambi crescono progressivamente. Fenomeno, del resto, simile in molti altri paesi europei, Italia compresa. Comunque, la Bbc aveva già provato ad avviare una offerta di streaming con un iniziale discreto successo: iPlayer. Ma proprio nei mesi scorsi l’emittente inglese ha dovuto ammettere che il suo pubblico giovanile,  compreso tra i 16 e i 24 anni, spende molto più tempo nella settimana media a guardare Netflix che non nella somma di tutti i suoi canali. Se pure un colosso come la Disney decidesse, come sembra, di voler scendere in campo, la competizione potrebbe crescere di intensità. A quanto si legge sempre più spesso, il pericolo di una progressiva dismissione delle preferenze di ascolto sembra innervosire non poco i manager della Bbc. Si legge ancora che i nuovi CEO di ITV e Channel 4, Carolyn McCall e Alex Mahon, sembrano entrambi molto interessati alla ricerca di nuovi indirizzi strategici per le loro aziende.

E in Italia cosa succede? Abbiamo scritto nel precedente articolo che il principale operatore radiotelevisivo nazionale, la Rai, è immersa nel guado di una transizione anzitutto politica e si trova proprio alla vigilia del prossimo rinnovo del Cda del quale è impossibile, oggi, prevedere gli orientamenti. Non sembra che le cose vadano molto meglio in casa Mediaset, dove le stesse incognite politiche gravano minacciose. Entrambi gli operatori, per interposta persona, con Rai Way e Ei Towers, vagheggiano ogni tanto di un fantomatico “polo delle torri” del quale nessuno ha mai saputo dire con ragionevole attendibilità di cosa potrebbe trattarsi. E, come detto prima, in Gran Bretagna ma anche nel resto di Europa, il modello tradizionale di diffusione radiotelevisiva attraverso il DTT sembra avere gli anni contati. Dall’alto delle loro torri metalliche non giungono segnali significativi.

Invece, nei giorni scorsi si è svolto a Milano un interessante convegno, promosso ANFoV – Associazione per la Convergenza nei Servizi di Comunicazione e IBAS – Italian Broadcasting Advanced Solutions, dove tra i tanti temi affrontati è emersa una consapevolezza chiara e tonda: esiste la “possibilità che, a medio termine, le reti broadband fisse in fibra-ottica (ideali per TV on-demand e ”a palinsesto”) abbiano il sopravvento sulle reti radio”. Tutto molto chiaro, tutto molto semplice. Il futuro delle torri è segnato: è solo un problema di quando, non più di se e come.

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