IL CASO

Telegram, gli editori sul piede di guerra: “Sospendere la piattaforma”

“Diffusione illecita di testate giornalistiche. Danni per almeno 670mila euro al giorno”: la Fieg si appella all’Agcom e chiede un provvedimento esemplare. Proprio mentre il ministero della Salute sbarca sul canale

Pubblicato il 15 Apr 2020

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Diffusione illecita di testate giornalistiche a danno degli editori e dei professionisti del settore: questa l’accusa della Federazione degli editori (Fieg) mossa nei confronti di Telegram. Un’accusa accompagnata da un appello all’Agcom affinché la piattaforma sia sospesa. “La Federazione degli Editori di Giornali ha chiesto ad Agcom un provvedimento esemplare e urgente di sospensione di Telegram, sulla base di un’analisi dell’incremento della diffusione illecita di testate giornalistiche sulla piattaforma che, durante la pandemia, ha raggiunto livelli intollerabili per uno Stato di diritto”: è quanto scrive in una nota il Presidente Andrea Riffeser Monti, che ricorda come di recente si sia pronunciato con preoccupazione anche il Sottosegretario per l’editoria Andrea Martella.

Da un’analisi condotta dagli uffici della Fieg è emerso che sono 10 i canali dedicati alla distribuzione di giornali: 580mila gli utenti complessivi (46% di iscritti negli ultimi tre mesi) e un incremento dell’88% delle testate diffuse. L’analisi ha simulato anche gli effetti di rimbalzo della copia pirata su piattaforme esterne a Telegram (in particolare Whatsapp, ndr), sia relativamente al traffico dati e ai possibili rischi di rallentamento della rete, sia sulla quantificazione del danno.

“La stima delle perdite subite dalle imprese editoriali è allarmante – avverte Riffeser-. In una ipotesi altamente conservativa, stimiamo 670mila euro al giorno, circa 250 milioni di euro all’anno: un dato di fronte al quale confido che l’Autorità di settore voglia intervenire con fermezza e tempestività”.

“Al rischio del consolidamento di una pratica illecita, quella di leggere gratuitamente i giornali diffusi illecitamente via chat, si aggiunge – conclude Riffeser Monti – quello di veder distrutti il lavoro e gli investimenti delle migliaia di persone che mantengono in vita la filiera produttiva della stampa: dagli editori ai giornalisti, dai poligrafici, ai distributori e agli edicolanti, tutti impegnati, tra molti sacrifici, a garantire la continuità di un bene primario, quale quello dell’informazione, che, mai come in questo momento, è chiamato ad assolvere la sua più alta funzione di diritto costituzionalmente garantito”.

Ma l’appello della Fieg fa il paio con l’annuncio da parte del Ministero della Salute del lancio del proprio canale su Telegram. “È sbarcata su Telegram l’informazione del ministero della Salute – si legge in una nota -. A poche ore dal lancio il canale sulla piattaforma di messaggistica istantanea del ministero ha raggiunto oltre 200 mila follower ed è diventato il canale più seguito in Italia. Tutti gli utenti iscritti potranno ricevere in modo istantaneo tutte le informazioni sanitarie ufficiali con particolare riguardo alle notizie relative al Covid19”.

Che cosa deciderà Agcom? È innegabile che Telegram stia diventando sempre di più un canale di informazione per molti, compresi dunque i portali istituzionali, ma la piattaforma è sempre più nel mirino per una serie di attività “borderline”. È dei giorni scorsi la notizia della scoperta di un canale di Revenge Porn con oltre 36mila iscritti.

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