Il collegio dei sindaci di Tim ha pubblicato ieri la propria relazione sull’esercizio 2021 dell’operatore, in cui è contenuta anche l’analisi dell’accordo con la piattaforma di streaming Dazn per la trasmissione dei match del campionato di calcio di Serie A nel triennio 2021-2024.
Nel mirino del collegio sindacale, tra le “operazioni atipiche o inusuali effettuate con terzi”, è finito l’accantonamento “per complessivi 548 milioni di euro relativo alla natura onerosa rilevata per alcuni contratti di contenuti media, principalmente riferibili al contratto sottoscritto con Dazn”, si legge nella relazione.
“Le analisi del Collegio, di concerto con gli organi societari, hanno condotto ad appurare che, in ragione di alcuni specifici impegni contrattuali e di alcuni fenomeni che hanno impedito il raggiungimento del numero di abbonati previsto dal piano di investimento originario – prosegue il documento – non si prevede che il contratto possa consentire di raggiungere il punto di ‘break-even’ del triennio e la copertura dei costi attraverso i ricavi”.
Ma la relazione sottolinea anche un’altra criticità che emerge dalla propria analisi sulle circostanze che hanno portato all’accordo con la piattaforma di streaming: “Dalle prime analisi condotte dalla funzione Internal Audit – spiega il Collegio sindacale – risulterebbe una non adeguatezza dei flussi informativi verso gli organi decisori e una conseguente anomalia nei processi decisionali in sede di approvazione del progetto”.
Tim prosegue intanto i contatti con Dazn che mirano alla ridiscussione dei termini della partnership sulla Serie A, da cui però non sono emersi finora dettagli. Tra i “fenomeni” che avrebbero impedito il raggiungimento dei risultati preventivati in merito al numero di abbonamenti rimane in primo piano l’utilizzo improprio della concurrency, la possibilità cioè per gli abbonati di condividere le credenziali di accesso a Dazn con altri utenti, vedendo anche in contemporanea lo stesso evento da due device. Una scelta che Dazn ha già annunciato di voler rivedere prima dell’inizio della prossima stagione del campionato di Serie A.
Quella delle revisioni delle politiche sullo sharing delle credenziali non è d’altra parte un’iniziativa che riguarda soltanto Dazn in Italia. Anche Netflix, infatti è impegnata a testare una serie di sistemi che possano limitare la possibilità di condividere tra più utenti lo stesso abbonamento. Per verificare che chi accede al servizio sia effettivamente il titolare dell’abbonamento il gigante statunitense dello streaming sta testando un sistema a doppia autenticazione, che al momento dell’accesso chiede di inserire un codice che viene inviato via e-mail o via Sms all’interessato. Per chi volesse invece mantenere la facoltà di usufruire di più accessi contemporanei al servizio tra le soluzioni allo studio c’è anche quella di portare sul mercato formule di abbonamento ad hoc a un prezzo più alto.