«Lo dice il giornale» e «Lo dice la radio», parole che
consacrarono le fonti cui s’attingeva per farsi un’opinione,
finché subentrò “Lo dice la televisione”. Poi giunse ”Lo
dice Internet!” ma la fiducia non è più scontata. Oggi
l’opinione pubblica s’interroga sulle manipolazioni dei
disordini in Nord Africa; le curiosità esulano dalle
contrapposizioni politiche tradizionali. È intervenuto anche il
destino. I 10mila morti che le agenzie inglesi imputavano al Rais
agli inizi dei disordini sono stati oscurati dai 10mila morti veri
del Giappone. Giorni prima la tivvù aveva sbugiardato Internet a
proposito della polizia di Berisha che “spara sui dimostranti”.
I filmati di YouTube, passati alla moviola, mostravano un
dimostrante che spara alle spalle d’un altro. Sul sito
www.malainformazione.it trovate queste e altre interessanti
dimostrazioni.
“Una bugia ripetuta spesso, diventa verità”, amava ripetere
Joseph Goebbels. Qualcuno dice che si è insinuato nel Web. Forse.
Il Web tuttavia, interattivo e incontenibile, ama le controanalisi
stringenti. La prima guerra in Iraq – era il 1991 – fu manipolata?
Chi può certificarlo? La seconda guerra in Iraq, nel 2003, ci
offrì l’imbarazzo di Colin Powell che cercava di dimostrare
l’esistenza delle inesistenti armi di distruzione di massa di
Saddam. Con quello che avviene in Nord Africa oggi, torna un detto
di Roosvelt: puoi dire molte bugie a pochi ed essere creduto, una
bugia a tanti ed essere creduto; non puoi però dire tante bugie a
tanti e sperare di essere creduto; nonostante il petrolio e
l’uranio, aggiungo io. Domanda: dov’è Julian Assange? È
attore, comprimario o co-regista, in questo teatro globale di
trascoloranti non verità?