Tv locali in affanno “Il digitale è un’incognita”

In Lombardia stanziati 2 mld di euro per sostenere le tv locali nel passaggio al digitale. Per superare al meglio la transizione le “piccole” emittenti puntano sulla fidelizzazione e diversificazione del prodotto

Pubblicato il 03 Mar 2010

Tv locali e digitale terrestre: una rivoluzione tecnologica dalle
grandi opportunità ma il percorso per arrivare a goderne non è
certo facile e comincia con un investimento di circa 2 milioni di
euro.
“La migrazione al digitale”, dichiara al Sole 24 Ore Lombardia
Flavia Barca, direttore dell’Istituto di economia dei media della
Fondazione Rosselli, “costituisce un grosso sforzo economico con
ritorni incerti. L’allargamento dell’offerta immerge le
emittenti locali in uno scenario competitivo più ampio e difficile
che le nazionali presidiano con l’offerta tematica.
Solo le piccole che producono contenuti locali, di qualità, capaci
di fidelizzare, continueranno a farsi cercare dallo spettatore in
questa abbondanza di offerta televisiva”.

Il passaggio completo al digitale in Lombardia avverrà il 15
settembre e il 20 ottobre, ma già a maggio Raidue e Retequattro
compieranno il salto. Le tv locali si stanno dando da fare per
arrivare pronte all’appuntamento. Il gruppo
Tele-Lombardia-Antenna Tre tra qualche settimana proporrà tre reti
tradizionali che ripetono il segnale già presente in analogico e
due innovative: una dedicata 24 ore al giorno a Inter, Milan e
Juventus e una, Milanonow, che vuole essere una all news del
capoluogo lombardo.

“Chi opera in una realtà locale non può avere una vocazione
diversa da quella dell’informazione legata al territorio”,
spiega Sandro Parenzo, editore. Una scelta che dovrà fare i conti
con la concorrenza dei giganti, Rai e Mediaset. “Dire che il
digitale è espressione di un vero pluralismo è un imbroglio”,
aggiunge Parenzo, “perché in realtà concentra ancora più
potere sul duopolio attuale”.

La via è quella degli investimenti massicci per rimanere
competitivi sul mercato sia come produttori che come vettori di
prodotti. “Si cerca di far leva sulla clientela captive o su
nuovi soggetti per portare sul digitale terrestre fornitori di
contenuti che vogliono integrare la loro offerta rispetto a quella
satellitare o intendono affacciarsi per la prima volta sul panorama
televisivo”, spiega Susanna Fanelli, direttore generale del
Gruppo Profit, editore di Odeon Tv, che svilupperà un multiplex
pluriregionale con un bacino di 22 milioni di abitanti. Una serie
di piattaforme locali impegnate anche, spiega la Fanelli, “nello
sviluppo del modello di business legato alla pay tv
NiteGate”.

Anche Telenova ha messo a punto un’offerta tematica: “Abbiamo
creato Telenova 2”, racconta al Sole il direttore generale
Fioravante Cavarretta, “realizziamo 3-4 ore ogni giorno (poi
replicate) che riguardano approfondimenti culturali e la Messa”.
Insomma, la sperimentazione delle tv locali (40 emittenti in
Lombardia, per metà concentrate a Milano e Brescia, che fatturano
oltre 80 milioni di euro, anche se solo 18 hanno un volume
superiore al milione) è in corso, ma l’incognita è
rappresentata dai costi e dallo scontro con le big nazionali. Non a
caso molti editori pensano che il risultato inevitabile sarà una
“selezione darwiniana dell’offerta televisiva locale”.

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