Non è una novità che il mercato Usa dell’home video sia in crisi: un declino che non si interromperà se i titolari dei diritti non permetteranno ai consumatori di accedere con facilità ai contenuti acquistati e di riprodurli sui diversi dispositivi a loro disposizione. Ultraviolet – Uv, nasce con l’obiettivo di dare agli utenti il diritto di fruire liberamente dei contenuti acquistati. Sviluppato da Dece (Digital Entertainment Content Ecosystem), Uv consiste in un file in formato compatibile con la maggior parte dei software Drm e in un sistema centralizzato di gestione dei diritti digitali che permette a chi è abilitato e registrato di riprodurre i contenuti acquistati legalmente – in downloading o streaming – su uno qualunque dei dispositivi posseduti.
Da ottobre 2011, momento del lancio, sono già stati attivati 800mila account e per ciascuno di essi i consumatori hanno richiesto diritti digitali per 1,25 titoli, dunque nel complesso i consumatori americani hanno aggiunto più di un milione di film alla propria collezione digitale, attraverso dischi abilitati Uv. Un milione potrebbe non sembrare una gran cifra, in confronto ai 504 milioni di Dvd/Blu Ray venduti nel 2011, ma è molto promettente se si considera che nel corso dell’anno sono stati venduti “solo” 19 milioni di film sotto forma di file digitale da servizi come iTunes, Xbox Live e Vudu. Per gli studios la posta in gioco è enorme. Nel 2011, il mercato fisico e online valeva $9.9 miliardi, un calo del 29% rispetto al picco del 2004 di $14.1 miliardi. A meno che non vi sia un cambiamento nell’offerta ai consumatori, i ricavi continueranno a diminuire, e si stima che scenderanno a $8.1 miliardi nel 2015.
A questo si aggiunga che i consumatori utilizzano sempre più spesso il video on demand, anche attraverso servizi Internet come Netflix. Non a caso, se si esclude Disney che già dispone di una soluzione proprietaria per l’interoperabilità, Disney Studio Access, gli altri 5 maggiori studios sono membri del consorzio che sviluppa Ultraviolet. L’acquisto di film rappresenta quindi un’importante priorità per gli studios: in media i consumatori spendono di più per ogni film visto quando lo acquistano piuttosto che quando lo noleggiano e per ogni transazione circa l’80% di quanto speso dall’utente diventa un ricavo per lo studio, che si tratti di supporto fisico o di file digitale. I venditori e distributori invece trattengono per sé la maggior parte di quanto viene speso dai consumatori in caso di noleggio o abbonamento. Indubbiamente il gran numero di account attivati in meno di quattro mesi e l’accelerazione delle attività commerciali connesse al formato Uv ha rincuorato i suoi promotori. Tra gli sviluppi più recenti, si segnala la possibilità di archiviazione dei contenuti nel cloud, l’estensione del servizio ai contenuti in Hd e il rilascio di un prodotto Uv white label, con cui i venditori possono rapidamente entrare nel mercato dei servizi streaming e download Uv. La maggiore diffusione di questo servizio per Dvd e Blu Ray nel corso del 2012 permetterà agli studios, per la prima volta dal lancio del Blu Ray nel 2006, di lanciare un nuovo servizio per cercare di arrestare il declino dell’homevideo, ancora oggi nonostante tutto il loro modello di distribuzione più redditizio.