Un “pulsante” anti-tracciabilità: la nuova battaglia Usa per la privacy online

La Federal Trade Commission propone un sistema di “opt-out” per evitare ai navigatori di essere bombardati con messaggi pubblicitari. “L’auto-regolamentazione dell’industria non ha funzionato”

Pubblicato il 03 Dic 2010

Le autorità statunitensi si muovono contro la minaccia alla
privacy rappresentata dal behavioural advertising, che traccia le
attività online degli utenti raccogliendo informazioni sulle loro
abitudini di navigazione al fine di costruire pubblicità mirate.
La Federal trade commission si è pronunciata a favore della
creazione di una funzionalità di "opt out" volontaria
all'interno dei browser.

La Ftc ha chiarito di voler semplicemente avviare un dibattito, non
di cercare un’imposizione per legge, anche se è possibile che si
arrivi a una proposta per il Congresso l’anno prossimo.
"Molti di noi nella commissione pensano che sia l’ora di
instaurare un meccanismo Do not track", ha dichiarato il
presidente Jon Leibowitz. “Quello che vogliamo fare intanto è
offrire alle aziende delle best practice”. Tuttavia il chairman
della Ftc ha aggiunto: "L’auto-regolamentazione nella
privacy si è rivelata poco efficace. Sarà necessario richiedere
una misura legislativa se le aziende non adottano nuove
misure”.

La Ftc propone un pulsante che consenta agli utenti di disabilitare
il tracciamento (“do not track button”) delle proprie attività
da parte di siti e servizi online. L’idea di fondo è la stessa
della “do not call list”, la lista con cui gli utenti Usa
possono esprimere la volontà di non ricevere offerte promozionali
per via telefonica. Il pulsante “do not track” comparirebbe sui
maggiori browser in circolazione (Microsoft, Mozilla, Google):
l’utenza avrebbe così a disposizione uno strumento semplice con
cui abilitare il proprio “opt out”.

La proposta della Ftc sposa in pieno il progetto Do Not Track della
Stanford University che ha proprio lo scopo di favorire la
disattivazione del behavioral advertising per mezzo di
"adesioni volontarie, di un'auto-regolamentazione
dell'industria o di leggi di Stato o federali". I
ricercatori della Stanford non prendono posizione in merito alle
alternative possibili, ma la Ftc sembra aver scelto di avviare
innanzitutto un dibattito con gli attori interessati, per arrivare
eventualmente alla legge se non ci sarà l’attesa risposta
dell’industria. Intanto il gruppo di lavoro Articolo 29
dell'Ue ha accolto l’invito della Ftc e sta studiando le
possibilità di una misura analoga sul mercato europeo.

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