“Vogliamo dotarci semplicemente di uno strumento che altri Paesi
già adottano nella lotta contro il cybeterrorismo”. Il senatore
Usa Joe Lieberman, difende così il provvedimento (S 3480)
approvato dalla Commissione Homeland Security, che conferisce al
Presidente il potere di bloccare i circuiti della rete nel caso si
presenti il rischio di “un cyber-attacco in grado di causare
danni elevati e perdite di vite umane”.
Il senatore, insieme alla collega Susan Collins, ha stilato un
documento a
difesa del provvedimento, da lui fortemente sponsorizzato e
attaccato negli Usa da più parti, a cominciare dal popolo della
Rete.
Secondo i senatori non trova fondamento la critica secondo cui il
provvedimento conferisce potere eccessivo al Presidente che può
decidere di bloccare Internet. La nuova legge, al contrario,
limiterebbe il potere della Casa Bianca contenuto nel
"Communications Act" del 1934 che dà al Presidente il
potere di controllare e bloccare le reti di comunicazione in caso
di pericolo accertato per la nazione, senza preventiva notifica al
Congresso, e con la possibilità di mantenere la decisione anche
per i sei mesi successivi la fine dell’emergenza. Le norme oltre
a prevedere una durata dell’eventuale blocco per un periodo non
superiore a 120 giorni, obbligano la Casa Bianca a notificare la
decisione al Congresso, e, ancora prima, a chiedere agli operatori
telefonici, soluzioni alternative alla disconnessione, dato che il
principio ispiratore della legge “è l’utilizzo del metodo di
reazione agli attacchi meno invasivo possibile”.
Senza fondamento anche le accuse secondo cui l’S 3480, dando
poteri speciali al Presidente sul controllo della Rete,
minaccerebbe la concorrenza. Il disegno di legge rilancia sulla
partnership pubblico-privato per la tutela delle reti critiche che,
qualora sotto attacco, minaccerebbero migliaia di vite umane e
miliardi di dollari di guadagno.
Infine gli standard. A chi si oppone al provvedimento temendo uno
stravolgimento dei prodotto e dei servizi Ict, Lieberman e Collins
rispondono che le nuove regole stabiliscono solo che il governo
debba elaborare una strategie nel settore degli appalti che
consideri prioritari i rischi legati alla sicurezza IT. “Si
tratta – conclude il documento – di un impegno strategico
che
incoraggia la collaborazione di tutte le parti interessate
(amministrazione e aziende) che non impedisce in alcun modo alle
imprese stipulare contratti con il governo.