Per fare la rivoluzione serve una grossa dose di coraggio, soprattutto nel settore dei media. E mons. Dario Edoardo Viganò ne ha davvero da vendere. Per chi non lo avesse capito, il Prefetto della Segreteria per la Comunicazione della Santa Sede, chiamato dal Papa per riformare l’antico e glorioso sistema informativo del Vaticano, è arrivato davvero all’ultimo miglio della sua missione che ha il sapore di una rivoluzione coraggiosa. Lo ha fatto senza troppo clamore nel quadro di una strategia comunicativa sottile e misurata, nonostante le numerose occasioni pubbliche che lo hanno visto protagonista nelle ultime settimane. Apparentemente si è parlato sempre di altro, con piccoli cenni alla questione, ma proprio questo ha permesso alla trama di svilupparsi pacatamente, a piccoli passi. Come nell’omelia o nelle favole di Fedro la morale arriva alla fine. E in questo caso è netta e fredda come la tramontana: si deve cambiare musica.
C’è poco da aggiungere. Vatican News diventa l’emblema del nuovo corso: oltre ad essere il nome del nuovo portale unificato è anche un nuovo brand che assieme a Vatican Media e Radio Vaticana Italia riassume l’intera galassia comunicativa vaticana. Tutti gli altri marchi in circolazione spariscono, la matrice adesso è una sola perché nel digitale accorpare aiuta a rafforzare l’immagine. In pratica: stesso simbolo per tutti, varia solo il nome e il colore. Secondo i vaticanisti più informati è cosa assai ardua l’entrata in famiglia dell’Osservatore Romano, dopo l’ingresso di Radio Vaticana, Centro Televisivo Vaticano, Libreria Editrice Vaticana, Sala Stampa Vaticana ecc. Tuttavia il Papa ha messo nero su bianco che questo avverrà nel 2018. Quindi inutile girarci attorno: siamo di fronte ad una fake news oppure ad un tentativo di distrarre l’attenzione. Il nocciolo, infatti, è da tutt’altra parte e riguarda il modus operandi dei dipendenti, come ha spiegato chiaramente lo stesso Viganò. A giornalisti e tecnici – un esercito di circa 600 persone – è richiesto un cambio di mentalità piuttosto radicale per stare al passo coi tempi. Niente agi, niente alibi, poche chiacchiere. Da ora in poi si lavora essenzialmente in una maxi redazione multilinguistica e multimediale che risponde al monsignore in qualità di direttore editoriale ad interim. L’esigenza primaria è di essere presenti nell’ambiente digitale in modo attraverso testi, audio, video e immagini tenendo ben presente che oggi non vale più parlare di singoli media.
Gli OTT stanno sullo stesso piano dei broadcaster tradizionali; a casa gli schermi televisivi sono connessi ad Internet; sul telefonino vediamo i film; la radio trasmette immagini. Per spiegare questo ai suoi Viganò è arrivato a parlare dell’impiego di un sistema tecnologico ‘agnostico’ ai media e alle tecnologie. E da sacerdote gli sarà costato caro l’utilizzo di un termine del genere. Il Papa rassicura che non si manda a casa nessuno e che bisogna farla finita col lavoro nero in Vaticano. E dice anche che la gestione dei media deve essere integrata e convergente e che il ripensamento è necessario. Difficile sapere se, quanto, quando e come le coscienze dei singoli si lasceranno plasmare da queste parole. La vera sfida per Viganò è questa: il fattore umano. Al momento il bilancio è incoraggiante, come conferma il recente rinnovo dell’accordo con la Rai per il 2018 che effettivamente ha legato la collaborazione in campo televisivo col Vaticano al verbo innovare. Intanto, tra regali, cenette e saluti, forse non tutti si sono accorti di ciò che succederà con la Messa della Notte di Natale. Verrà trasmessa in diretta via satellite in chiaro in 4K grazie ad una produzione firmata Vatican Media in collaborazione con la ‘solita’ cordata di tecnologici che comprende Eutelsat, Sony, Globecast a cui si aggiungono anche Rai e Tivùsat. E poi – come il pezzetto di formaggio che accompagna l’ultimo sorso di vino a fine cena – ci sarà anche una ripresa sperimentale in 8K. Insomma il Vaticano anticipa addirittura giapponesi dell’NHK che da tempo hanno annunciato grandi manovre televisive in 8K per le Olimpiadi del 2020.