Scarsa partecipazione degli iscritti in rete ed anche un uso
sottodimensionato, rispetto agli altri paesi europei e agli Usa,
dei social network. È la fotografia scattata dall’Università di
Udine nel suo annuale monitoraggio dei siti dei partiti
politici.
Rispetto a un anno fa le due principali formazioni politiche, Pd e
Pdl, hanno modificato di poco alcuni contenuti e
l'organizzazione stessa dei portali. Il Pdl ha messo mano alla
parte grafica e ha suddiviso i contenuti in quattro mini siti,
tre dei parlamentari ed uno del Governo Berlusconi – “cosa che
potrebbe generare un rischio di dispersione” dicono i
ricercatori. Il Pd, invece, pur avendo a disposizione una
piattaforma tecnologica avanzata non ha messo in campo strumenti in
grado di stimolare la partecipazione degli utenti. Nessun passo
avanti per Lega Nord e Unione di Centro. L’Italia dei Valori ha
utilizzato la “faccia” del suo leder, Antonio Di Pietro, per
comunicare efficacemente con l’utente.
Per quanto riguarda invece i social network, lo studio rileva uno
scarso utilizzo. “La politica italiana sembra cercare più il
proselitismo che non il dialogo – spiega Francesco Pira, docente
di Sociologia della Comunicazione e coordinatore del progetto -.
Questo spiega perché Facebook e Youtube non sono stati
adeguatamente utilizzati. In particolare abbiamo notato come non ci
sia, al contrario di quanto fa Presidente degli Stati Uniti, Barack
Obama, nessuna volontà di dare all'iscritto una qualche forma
di identità, impegnandolo in un ruolo attivo o di ricerca fondi o
di creatore di contenuti”.
“I partiti politici italiani stanno perdendo la grossa occasione
di aprire e poi consolidare un fitto dialogo con i propri iscritti
attraverso la rete – conclude Pira -. A questo si aggiunge anche la
difficoltà di una crescita culturale del sistema paese e quindi
del rapporto corretto tra partiti, candidati ed elettori/cittadini
per la mancanza di una rete efficiente".