Web streaming come la tv. E più limiti agli spot Sky

In GU il Testo unico dei servizi di audiovisivi e radiofonici. Nuove norme per live streaming e multicasting. Il decreto italiano, unico in Europa, introduce un limite di affollamento differenziato per la pay tv

Pubblicato il 31 Mar 2010

Una vera e propria “piccola riforma” del sistema televisivo: è
quella che comincia oggi con l’entrata in vigore del decreto
legislativo che recepisce nel nostro Paese (in ritardo rispetto al
termine del 19 dicembre 2009) la direttiva Ue numero 65 del 2007
sui servizi audiovisivi. Il testo comunitario, come nota Il Sole 24
Ore, adotta il principio della neutralità tecnologica, in uno
scenario che vede i contenuti digitali irrompere su qualsiasi
piattaforma distributiva. Da questo momento, i servizi audiovisivi
sono regolati a prescindere dal mezzo utilizzato.

I nuovi servizi media sono anche divisi in lineari, come le
trasmissioni televisive, dove vi è ricezione passiva di un
palinsesto, e non lineari, in cui è il telespettatore a scegliere
il contenuto e il tempo in cui fruirlo. Questi ultimi sono inclusi
nell’applicazione della normativa.

Punto chiave nell’applicazione della Direttiva (“Testo unico
dei servizi di media audiovisivi e radiofonici”, che modifica
l’attuale Testo unico sulla radiotelevisione) è quello sulla
responsabilità editoriale del fornitore di servizi media e
audiovisivi, anche di un catalogo di contenuti non lineari a
richiesta. Come nota Il Sole 24 Ore, è uno dei punti più
dibattuti, perché la definizione del fornitore di servizi include
non solo le trasmissioni televisive analogiche e digitali, ma anche
modalità di offerta audiovisiva sul Web, come il live streaming e
il multicasting. Ogni fornitore deve ottenere l’autorizzazione
generale per poter stare sul mercato, presentando una dichiarazione
d’inizio di attività.

Sono invece esclusi dalla Direttiva altri media come i motori di
ricerca, i giochi in linea, la posta elettronica e i siti Internet
nei quali il contenuto audiovisivo è incindentale o occasionale.
Esclusi anche i contenuti prodotti dagli utenti, ma qui si apre il
grande capitolo della responsabilità editoriale degli Internet
service provider (Isp) rispetto per esempio a contenuti che violino
la proprietà intellettuale.

Qualche novità è prevista sul fronte della comunicazione
commerciale (anche per i servizi non lineari), a partire dal
product placement: ora è possibile inserire marchi e prodotti
all’interno dei contenuti televisivi (ma non nei programmi per
bambini). Quanto agli indici di affollamento, è stata eliminata la
norma che prevedeva un intervallo minimo tra i blocchi di spot. Nei
film si può fare una sola interruzione ogni trenta minuti (e non
più quarantacinque).

Infine, il decreto italiano, unico in Europa, introduce un limite
di affollamento differenziato per la pay tv, mentre conferma i
limiti attuali per la Rai e le tv private. Le quote di
programmazione e di investimento nell’audiovisivo europeo sono
state ripristinate rispetto al testo precedente: il 10% del tempo
di diffusione deve essere destinato alle opere europee degli ultimi
cinque anni.

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