Web tv, reazioni divise. Ma le piccole festeggiano

Sulle nuove regole per le tv su Internet il senatore Pd Vita chiede di ascoltare il presidente Agcom in Parlamento. Il consorzio Scf: “Meccanismi congrui”

Pubblicato il 26 Nov 2010

“L'Autorità tenta di risolvere il problema della
regolamentazione creando la riserva indiana delle web tv e web
radio amatoriali, nella sostanza applicando però in maniera
particolarmente limitante per il web le regole già previste per il
sistema radiotelevisivo tradizionale”: protesta contro il nuovo
regolamento Agcom per le web tv e web radio l'Associazione
Agorà Digitale che promuove un’iniziativa di “disobbedienza”
alla nuova regolamentazione, mentre il senatore del Pd Vincenzo
Vita chiede di ascoltare il presidente dell'Autorita',
Corrado Calabro', in Parlamento.

Ssoddisfazione viene espressa invece da Scf, il consorzio che in
Italia rappresenta l’industria discografica nella raccolta dei
diritti dovuti ad artisti e produttori per la musica registrata
trasmessa in pubblico. “Attendiamo di leggere il provvedimento
nel dettaglio ma, da quanto abbiamo appreso, l’Agcom avrebbe
optato per una linea meno rigida rispetto alle ipotesi iniziali.
Sono stati introdotti meccanismi congrui, in grado, cioè, di
coniugare l’esigenza – da noi pienamente condivisa – di
introdurre principi di trasparenza per le trasmissioni via web, con
il rispetto delle caratteristiche specifiche del mercato di
riferimento. Accogliamo dunque con favore queste misure equilibrate
che riaffermano la tutela dei diritti di proprietà intellettuale
in rete – e tra questi i “diritti connessi discografici” per la
trasmissione di musica – senza al contempo penalizzare le piccole
emittenti”, commenta Saverio Lupica, Presidente di Scf Consorzio
Fonografici.

“Il panorama delle web radio e web tv nel nostro paese è,
infatti, prevalentemente costituito da micro realtà che operano
sul territorio senza finalità lucrative e senza un modello di
business strutturato. Una regolamentazione stringente avrebbe
decisamente messo a dura prova l’esistenza di oltre 300 progetti
tra web tv e web radio. Viene così preservato e valorizzato quello
che è a tutti gli effetti un promettente e comune patrimonio
creativo e culturale, prevalentemente a vocazione amatoriale, che
trova espressione nell’unicità nella propria formula: quella di
proposta informativa ‘iperlocalizzata’, con finalità di natura
sociale che, per ragioni prima di tutto di buon senso,
difficilmente può essere equiparata ai progetti di operatori
tradizionali con un modello di business ben strutturato”,
conclude Saverio Lupica.

Le nuove regole sui servizi media audiovisivo (voti contrari,
appunto, di D’Angelo e Sortino) riguardano le emittenti con
palinsesto e quelle on demand, ma si applicheranno solo ai soggetti
con ricavi superiori a 100mila euro annui. Non è prevista alcuna
autorizzazione, ma gli operatori dovranno comunque comunicare
l'apertura di un'attività avvalendosi del
silenzio-assenso. Nessun canone annuale, ma un contributo una
tantum di 500 euro per i servizi tv e di 250 euro per quelli
radiofonici. Nonostante il voto contrario i commissari di
opposizione ne hanno apprezzato i miglioramenti. Rimangono dubbi
sull'opportunità di estendere ad Internet un impianto
normativo tipico delle tv tradizionali che prevede fra l’altro
responsabilità editoriale, obbligo di rettifica e tenuta del
registro dei programmi. Perplessità anche sulla disciplina –
ritenuta troppo vaga – prevista per gli aggregatori di video, come
YouTube, che sono esclusi, a meno che non abbiano una
reponsabilità editoriale e non facciano concorrenza alla tv.

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