Che quella fra Microsoft e Yahoo fosse un’operazione difficile da
capire, era stato chiaro sin da subito, considerato lo scetticismo
con cui era stata accolta dagli addetti ai lavori. Che a Wall
Strett, dopo una brusca frenata, potesse dare il via a un
mini-rally dell’azienda di Sunnyvale non se lo aspettava proprio
nessuno. Eppure ora gli analisti sono convinti: l’accordo sulla
ricerca sul web fra le due aziende, che sostanzialmente estromette
Yahoo! da quella che ormai è una sfida a due fra Microsoft e
Google, contiene molto valore. Al punto da far salire,
dall’annuncio del 29 luglio, le azioni di Yahoo! del 15 per
cento, ben più di quanto abbia fatto il Nasdaq, indice borsistico
di riferimento, spingendole fino a quasi 18 dollari dai 14 di
luglio.
“Il prezzo attuale non riflette ancora totalmente il valore
aggiunto dell’accordo con Microsoft”, ha scritto giovedì
Youssef Squali, un analista di Jefferies&Co che ha seguito
l’evolversi delle trattative. Gli scettici puntano il dito contro
l’accordo con la casa di Redmond, che sulla carta non garantisce
alcun entrata aggiuntiva sicura a Yahoo!, che si dovrebbe limitare
a raccogliere la pubblicità per il motore di ricerca basato su
Bing. Senza considerare che c’è anche da attendere un giudizio
dell’Antitrust statunitense a riguardo.
Eppure secondo Squali, che con il suo report ha alzato il target
price da 20 a 23 dollari, proprio l’essere fuori dal mondo della
ricerca permetterà all’azienda di Sunnyvale di crescere in
maniera decisa, tagliando i costi e migliorando i propri margini
del 19 per cento entro il 2011, anche perché col nuovo accordo
Yahoo! potrà offrire la propria pubblicità su un pubblico
cresciuto del 50 per cento.