Il governo inglese di Theresa May sta cercando il modo migliore per non far scappare le multinazionali dall’Inghilterra dopo la Brexit. Soprattutto quelle che fanno innovazione. L’obiettivo dichiarato qualche tempo fa è “avere le tasse sulle imprese più basse fra i Paesi del G20 ed anche un sistema fiscale che sia profondamente a vantaggio dell’innovazione”. Eppure, sembra quasi che non sia necessaria chissà quale azione di convincimento visto che, dopo Google, Facebook e altre compagnie hi-tech, anche Amazon è pronta a scommettere sul Regno Unito post Brexit. Entro l’anno in corso, ha annunciato il colosso, saranno assunte in terra britannica 5mila nuove persone portando il totale della forza lavoro UK a quota 24mila unità.
Le posizioni lavorative che Amazon cercherà saranno rivolte a professionisti diversi tipi di esperienza e formazione, dagli sviluppatori di software ad ingegneri e tecnici, a coloro che cercano tirocini. La compagnia ha tenuto a precisare che si impegnerà a trasformare molti di questi lavori in ruoli permanenti. Sempre nel Regno Unito, il colosso fondato da Jeff Bezos si appresta ad aprire la nuova sede londinese, nel quartiere di Shoreditch, confermando ulteriormente la propria scomessa british come già fatto al altri giganti.
Ad esempio, il numero uno di Apple, Tim Cook, ha confermato nei giorni scorsi dopo una visita a Downing Street l’impegno della compagnia nel Paese, compreso quello per la nuova sede alla Battersea Power Station di Londra. Anche Snap, madre della popolarissima app Snapchat in procinto di quotazione a Wall Street, ha annunciato nelle scorse settimane che la sede di Londra diventerà il suo hub internazionale in Europa. Ma anche Facebook e Google hanno di recente spazzato via i timori legati alla Brexit annunciando nuovi investimenti. Il social network ha annunciato l’apertura di nuovi uffici e 500 assunzioni a Londra nel 2017, mentre Google ha fatto sapere di essere pronta ad allargare il campus di King Cross, investendo oltre un miliardo per costruire una nuova struttura, e ad assumere 3mila persone. Insomma, di fuga hi-tech da Londra non se ne vede nemmeno l’ombra.
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