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Appello di Boldrini a Facebook: “Chiudere le pagine che inneggiano al fascismo”

La presidente della Camera scrive a Mark Zuckerberg chiedendo di intervenire: “In Italia l’apologia di fascismo è reato”. E sulle fake news: “Minano i fondamenti della democrazia”

Pubblicato il 03 Apr 2017

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“Le bufale sono pericolose, non sono goliardate, non sono cose da ragazzi. Sono decise a tavolino e chi le organizza vuole guadagnarci soldi – e spesso ci riesce – e ha l’intento di creare caos e di danneggiare la collettività. Alcuni hanno poi l’obiettivo di screditare le persone”. Lo ha detto la presidente della Camera, Laura Boldrini, in una intervista a Radio Radicale. “Sono una minaccia per la libertà e la democrazia” e per questo l’iniziativa per una corretta informazione e la giornata di ieri in favore del fact-cheking “è una cosa positiva”, ha aggiunto ricordando le iniziative prese dalla Camera “per tutelare i giovani”, come l’istituzione della commissione Internet che ha “elaborato una carta dei diritti e dei doveri di Internet” (poi diventata una mozione approvata all’unanimità dall’Aula) che ora viene diffusa nelle scuole. “Si deve insegnare la cultura della verifica, cioè di non credere a tutto cio’ che e’ sulla Rete. I ragazzi sono bravi a ‘smanettare’ ma non po’ meno a esercitare senso critico rispetto a quel che trovano sui siti”, ha affermato ancora.

Boldrini ha poi puntato il dito contro Facebook. “Ho scritto a Mark Zuckerberg per chiedergli perché su Facebook non vengono chiuse le centinaia di pagine che inneggiano al fascismo. L’apologia del fascismo in Italia è un reato. Da che parte sta Zuckerberg?”, ha detto Boldrini.

“Facebook come altri social media – ha spiegato la presidente della Camera – hanno oggi un enorme e straordinario potere senza frontiere. Sono loro a condizionare l’opinione pubblica e a determinare, dicono gli esperti, possibilmente anche gli esiti elettorali. Se questo è vero è chiaro che allora i social devono essere sempre più soggetti responsabili”. E allora, secondo la presidente della Camera, “non basta” che la multinazionale social “dica a parole che non c’è spazio per l’odio su Facebook, che la società è contro le discriminazioni e che crede in questo strumento per connecting people. Deve anche mettere in atto poi misure che contrastino i fenomeni di odio che invece sono dilaganti, specialmente verso alcune categorie, le donne in primis”.

“Io – ha proseguito Boldrini – non credo che noi donne possiamo accettare di essere massacrate sul web, umiliate costantemente e trattate in un modo sprezzante, dopo aver fatto decenni di battaglie per i nostri diritti, e io non voglio neanche che noi donne o le nostre figlie ci troviamo ad essere poi costrette o ad accettare questo trattamento o a uscire dalla rete”. “Sicché vorrei che da parte di Facebook e degli altri social media ci fosse una presa di posizione chiara e coerente con le misure che poi vanno a prendere. Se è vero che sono contro l’odio, visto che l’Italia è un Paese che ha 28 milioni di utenti di Facebook, allora bisognerebbe avere nel nostro Paese un ufficio operativo di Facebook, che invece non esiste, a sostegno degli utenti e di chi vuole essere capace di interloquire con questa piattaforma, perchè ad oggi è molto complicato, e intanto la notizia gira, intanto la falsa informazione fa i suoi danni, intanto l’odio dilaga.

“Per questo – ha ribadito – io ho scritto a Zuckerberg chiedendogli da che parte sta Facebook anche su un altro tema cruciale: mi riferisco al fatto che ci sono centinaia e centinaia di pagine di Facebook in Italia che inneggiano al fascismo, da noi l’apologia di fasicsmo è un reato, dopo che l’Anpi ha più volte segnalato gli inaccettabili contenuti di queste pagine, perché non vengono chiuse? Nella lettera che ho mandato a Zuckerberg ho chiesto a lui stesso perché non accade, non penso che sia una società multinazionale a dover decidere se una fattispecie sia o no reato, nel nostro ordinamento lo è , e allora non è possibile tollerare queste pagine. Ci sono molte contraddizioni che debbono essere chiarite perché altrimenti è difficile credere alla buona fede”.

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