L’Italia chiede di allargare l’indagine sul coinvolgimento che il caso Facebook ha avuto per il nostro Paese. Lo dice il presidente dell’authority per la Privacy Antonello Soro al Corriere della Sera: il datagate in queste ore è al centro di una due giorni di riunione a Bruxelles del Gruppo ex articolo 29 che raccoglie i garanti europei: sul tavolo la proposta avanzata dall’autorità italiana di estendere il mandato della task force e la possibilità di utilizzare strumenti offerti dal Gdpr, la normativa europea che entrerà in vigore il 25 maggio. “Dobbiamo allargare l’indagine, Facebook deve fornirci tutti i dati sulle altre società specializzate in marketing politici con cui aveva stretto accordi perché gli utenti spiati potrebbero essere molti più dei 214mila già scoperti” dice Soro. I controlli sono appena all’inizio: “In pochi anni Facebook ha aumentato in maniera esponenziale il numero degli sviluppatori di applicazioni e questo ci fa ritenere che altri possano aver attinto informazioni”.
Secondo Soro l’obiettivo primario dell’utilizzo dei dati “è di tipo economico, anche perché la profilazione degli utenti consente un’attività mirata che genera ricchezza”. Ma questo non esclude il passo successivo come “i consigli per il voto”. Era stato Cristopher Wylie analista di Cambridge Analytica che ha rivelato l’uso illecito di dati da parte dell’azienda britannica a parlare dell’Italia come “unico Paese che ha lavorato con noi”. In ballo la possibilità che un partito fosse stato favorito grazie alla propaganda effettuata attraverso Facebook.
Secondo i primi controlli effettuati da Intelligence e Polizia postale – ricostruisce il quotidiano – sarebbero stati usati alcuni falsi profili per influenzare il voto: l’immigrazione fra i temi utilizzati. Sui messaggi inviati comparirebbe la parola “Salvini” ma è stato escluso che siano riconducibili alla Lega: anzi secondo gli analisti potrebbero essere stati creati per danneggiare il partito.
Il Garante italiano la prossima settimana incontrerà Stephen Deadman, Deputy Chief Global Privacy Officer di Facebook, e chiederà la consegna di tutte le informazioni riguardanti l’attività del social per capire se ci sono altre società che hanno operato su utenti europei ma soprattutto italiani. “Noi stiamo ancora lavorando – ha detto Soro – per stabilire se Facebook ha raccolto illecitamente dati grazie alle rubriche telefoniche di chi non è iscritto al social ma ha scaricato l’applicazione WhatsApp che è di sua proprietà”.
“E’ stato un mio errore, chiedo scusa”: è la frase contenuta nella testimonianza preparata da Zuckerberg che adesso si trova a Capitol Hill per un primo incontro a porte chiude con i politici. Per il ceo di Facebook il gruppo ha commesso errori su “Fake News, interferenze estere sulle elezioni, incitamento all’odio e privacy”. Il Congresso ha pubblicato il discorso che Mark Zuckerberg pronuncerà davanti alla commissione sull’Energia a alla commissione sul Commercio della Camera domani.