Un nome da tenere a mente: Nearby. O meglio, in italiano, “Amici nelle vicinanze”. E’ la app di Facebook che consente di rintracciare chi fra i propri “seguaci” si trova in zona, quartiere o isolato. Tenetela a mente perché potrebbe scomparire da un momento all’altro, risucchiata dal contenzioso che oppone l’azienda guidata da Mark Zuckerberg all’italiana Business Competence, software company di Milano: il Tribunale di Milano ha dichiarato in primo grado Facebook responsabile di violazione del diritto d’autore e concorrenza sleale nei confronti dell’italiana Business Competence. Si tratta della prima volta in cui Facebook viene condannata per concorrenza sleale e plagio.
E’ di questi giorni la pubblicazione sui quotidiani italiani, a spese di Facebook, della sentenza che inibisce alle società del gruppo Facebook ogni ulteriore utilizzo dell’applicazione di Facebook denominata “Nearby” per il territorio.
La storia comincia nell’agosto 2012 quando la startup italiana sottopone all’approvazione di Facebook la propria app Fararound. Ma dopo la submission solo un lungo silenzio seguito, a pochi mesi di distanza, dal debutto su Facebook della app Nearby che svolge le stesse funzioni: trovare amici nelle vicinanze. Scatta il ricorso da parte della startup italiana. Con sentenza n. 9549 del 1° Agosto 2016, la Sezione Specializzata in materia di Impresa del Tribunale di Milano ha accertato la responsabilità delle società Facebook S.r.l., Facebook Inc. e Facebook Ireland LTD per atti di concorrenza sleale nei confronti di Business Competence S.r.l. e per violazioni del diritto di autore sulla banca dati rappresentata dall’applicazione “Faround” della stessa Business Competence S.r.l.
Con tale sentenza, il Tribunale di Milano ha inibito alle tre società del gruppo Facebook ogni ulteriore utilizzo dell’applicazione di Facebook denominata “Nearby” per il territorio italiano ed ha disposto la pubblicazione del dispositivo del provvedimento sui due quotidiani nazionali il “Corriere della Sera” e “Il Sole 24 Ore”, nonché, per almeno quindici giorni, sulla pagina iniziale del sito internet www.facebook.com. Si precisa che si tratta di sentenza non definitiva che è stata impugnata da parte di Facebook avanti alla Corte d’Appello di Milano. La Corte d’Appello, con provvedimento in data 28 Dicembre 2016, ha rigettato l’istanza di Facebook di sospensione della provvisoria esecutività della sentenza impugnata. Il giudizio prosegue nel merito.