MEDIA

Google, piano da 6,5 milioni di dollari contro le fake news

Per contrastare la disinformazione sul coronavirus saranno finanziati fact-checker e organizzazioni non-profit. Alexios Mantzarlis: “Lanceremo una sezione dedicata alla verifica dei fatti nella sezione dedicata al Covid-19”

Pubblicato il 03 Apr 2020

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Sei milioni e mezzo di dollari per contrastare le fake news sul coronavirus. È quanto mette sul piatto Google con l’obiettivo di finanziare, attraverso la Google News Initiative, servizi di fact-checking e organizzazioni non-profit per creare database per aiutare i giornalisti che lavorano soprattutto sulle notizie legate al Covid-19, e avviare progetti di formazione dedicati al riconoscimento delle informazioni non attendibili.

Tra le prime organizzazioni supportate, First Draft, Full Fact e International Fact-Checking Network e molte altre.

“Le autorità sanitarie – scrive sul blog dei Google News Lab Alexios Mantzarlis, responsabile per la credibilità delle notizie e del mondo dell’informazione – hanno avvertito che una sovrabbondanza di informazioni può rendere più difficile per le persone trovare contenuti affidabili sulla pandemia di coronavirus. Per offrire risultati utili è necessaria una risposta di ampio respiro, che coinvolga scienziati, giornalisti, figure pubbliche, piattaforme tecnologiche e molti altri. Come parte di questo sforzo, Google vuole offrire il suo supporto a fact-checker e organizzazioni no profit che lavorano per un’informazione di qualità”.

Oltre ai finanziamenti Google attiverà delle funzionalità per rendere più facilmente reperibili le informazioni corrette sui suoi strumenti di ricerca online.

La Google News Initiative investirà su vari gruppi che si occupano di fare verifica delle informazioni. Tra questi, First Draft offre ad esempio una serie di risorse per i giornalisti che si occupano di coronavirus in tutto il mondo e utilizza la rete CrossCheck per aiutare le redazioni a far fronte all’aumento di contenuti che creano confusione e problemi. Google collabora anche con il progetto di verifica collaborativa brasiliano Comprova.

Inoltre, Google collabora con Full Fact e Maldita che coordinano le attività di fact-checking in Europa, con particolare riguardo a quel che succede nei Paesi più colpiti (tra cui l’Italia) per cercare di dare più spazio alle informazioni corrette. In Germania Correctiv è invece attivo cercando di coinvolgere i cittadini nella lotta alla disinformazione. Infine, LatamChequea è l’hub di 15 paesi di lingua spagnola per fare fact-checking delle notizie, assieme a PolitiFact e Kaiser Health News.

Tra le altre attività sulle quali Google investe ci sono i finanziamenti a SciLine, parte della Associazione americana per l’avanzamento della scienza e l’Australian Science Media Center. Google supporta con delle borse di studio anche i corsi di giornalismo di Stanford.

“Inoltre – scrive Mantzarlis – vogliamo contribuire a rendere più visibili i fact check che contrastano gli effetti dannosi che la disinformazione causa ai nostri utenti. Nelle prossime settimane miriamo a lanciare una sezione dedicata alla verifica dei fatti nella sezione dedicata al coronavirus su Google News per l’India e gli Stati Uniti, con altri paesi a seguire, sulla base della disponibilità di fact checking provenienti da fonti autorevoli”.

Google, poi, vuole aiutare non solo i giornalisti ma anche le autorità sanitarie a identificare quali sono gli argomenti chele persone cercano di più per capire dove potrebbero trovarsi delle lacune informative. L’azienda fornisce quindi aggiornamenti costanti in varie lingue di Google Trend e supporta Data Leads, Boom Live e Africa Check. Inoltre, il Google News Initiative Training Center offre strumenti di data journalism in sedici lingue e ha un team di esperti che fanno workshop online in dieci lingue.

In India e Nigeria, infine, si è concluso un progetto pilota di tre mesi realizzato assieme all’Organizzazione mondiale della sanità per formare mille giornalisti, con l’obiettivo di individuare la disinformazione in campo sanitario.

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