Facebook prova a entrare sul mercato della Cina facendo leva su una sussidiaria locale registrata a Hangzhou, dove ha sede anche il colosso dell’e-commerce Alibaba. La registrazione ha ottenuto l’autorizzazione del China National Enterprise Credit Information Publicity System e indica Facebook Hongkong come unico azionista della unit cinese. Il capitale registrato è di 30 milioni di dollari, riporta Reuters.
La manovra sembra indicare che il colosso americano dei social si prepara a estendere la sua presenza sul mercato cinese nonostante le restrizioni di Pechino che di fatto censurano la piattaforma di Mark Zuckerberg: le autorità della Repubblica Popolare controllano da vicino i media di origine estera, nonché i siti social e i motori di ricerca. Anche Google e Twitter non operano nel paese. Inoltre l’anno scorso la Cina ha messo al bando il servizio di messaggistica di Facebook, Whatsapp, che è quasi completamente inaccessibile nel paese (stessa sorte per il rivale Telegram).
I filtri del cosiddetto Great Firewall cinese, che censura contenuti e servizi non graditi (e concorrenti di campioni nazionali, come WeChat per la messaggistica o Baidu per la ricerca), si sono intensificati sotto il presidente Xi Jinping; ciononostante le aziende americane non smettono di cercare modi per inserirsi nel mercato cinese, vasto e potenzialmente molto redditizio.
Google, che ha degli uffici e uno staff di diverse centinaia di persone in Cina, ha lanciato delle app specifiche per il mercato cinese, ha aperto un laboratorio di ricerca sull’intelligenza artificiale e ha investito 550 milioni di dollari nel gruppo cinese dell’e-commerce JD.com . Il colosso di Mountain View ha anche siglato un’importante alleanza con il gruppo hitech cinese Tencent su licenze e brevetti, un accordo che potrebbe portare allo sviluppo congiunto di nuovi servizi e aprire la strada a un allentamento della censura di Pechino.
Una strategia simile viene seguita da Apple, che ha modificato i suoi store di applicazioni mobili per i clienti cinesi rimuovendo alcune app su richiesta dei regolatori. Dal 28 febbraio Apple ha anche aperto le porte di iCloud alle autorità della Repubblica Popolare; i dati saranno trasferiti sui server della società Cloud Big Data Industry di Guizhou (una decisione che ha suscitato l’allarme dei paladini della privacy).
La sussidiaria locale con cui Facebook proverà ad aggirare i limiti della censura di Pechino si occuperà per ora di sviluppo di tecnologie di rete e servizi correlati, consulenza sugli investimenti e attività di marketing.