LA PROPOSTA

La Ue stringe sulla web tax: all’Ecofin di Tallin la proposta anti-elusione

Il documento propone una modifica del concetto di “permanent establishment” in modo che le multinazionali digitali possano essere tassate dove creano valore. Al summit sul tavolo anche la proposta franco-tedesca

Pubblicato il 06 Set 2017

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L’Unione europea è pronta ad alzare le tasse ai colossi multinazionali del web come Google e Amazon. Lo si legge in un documento dell’Ue preparato in vista della riunione Ecofin della prossima settimana. Il documento è stato preparato dalla presidenza estone dell’Ue per l’incontro informale dei ministri delle Finanze europei previsto a Tallin, in Estonia, il 15 e 16 settembre. Si propone una modifica del concetto di “permanent establishment” in modo che le multinazionali digitali possano essere tassate dove creano valore, evitando che possano mettere in piedi meccanismi di elusione.

La Commissione ritiene che l’Ecofin in programma a Tallinn sia “una buona opportunità” per discutere della questione. “Stiamo riflettendo al miglior modo per affrontare la tassazione del settore digitale – aveva detto nelle scorse settimane la portavoce della Commissione europea, Vanessa Mock – Porteremo le nostre idee al tavolo. Stiamo riflettendo al miglior modo per affrontare la tassazione del settore digitale”.

A Tallin sarà dunque la web tax a tenere banco. Oltre alla prposta della Commissione sarà svelata anche quella franco-tedesca. “Sveleremo il nuovo piano con i nostri partner tedeschi al prossimo meeting dei ministri delle Finanze in programma a metà settembre a Tallin”, ha annunciato il ministro francese dell’economia Bruno Le Maire a fine agosto. Che i due Paesi stessero lavorando a una proposta “congiunta” per tassare i giganti del web in nome del riequilibrio della competizione in Europa non è una novità.

“Proporremo come base di riferimento una certa cifra come giro d’affari, a partire dalla quale questi grandi gruppi dovranno pagare quello che devono allo Stato”, ha detto Le Mairie in live chat su Facebook sottolineando che colossi del calibro di Google, Amazon, Apple e Facebook – per citarne alcuni – dovranno pagare “un contributo adeguato” in ogni Paese dove generano profitti.

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