Mark Zuckerberg ha già messo le mani avanti: gli investimenti che Facebook affronterà per arginare le fake news potrebbero incidere pesantemente sui conti. Ma non basta: un commento del Financial Times getta una nuova luce sul fenomeno delle bufale online: per tutte le piattaforme social, anche YouTube e Twitter, potrebbe avere costi più alti di quanto le aziende di Internet stimino oggi, visto che saranno chiamate a vigilare con crescente attenzione sui contenuti che circolano sui loro siti e dovranno convincere i loro inserzionisti che comprare ads sulle loro piattaforme non danneggerà la loro immagine.
”Stiamo investendo sulla sicurezza e questo avrà un impatto sulla redditività. Tutelare la nostra comunità è più importante che massimizzare i nostri profitti”, ha detto Zuckerberg a inizio mese presentando la trimestrale. Facebook assumerà 10.000 addetti in grado di estendere il controllo sulle ads che transitano sul social network: l’obiettivo è raddoppiare entro la fine del 2018 il numero dei professionisti, assunti a tempo pieno o come collaboratori, che si occupano della sicurezza dei contenuti e del rispetto delle regole. Facebook spenderà anche in tecnologie capaci di scovare i bot, ovvero i messaggi inseriti da macchine e non da persone, e per portare alla luce i post che derivano da fonti illecite.
Per ora le azioni di Facebook non sembrano risentire del “warning” lanciato da Zuckerberg, né sono state influenzate dalle audizioni che l’azienda ha tenuto di fronte al Congresso americano, insieme ai rappresentanti legali di Twitter e Google, per fornire dettagli sull’intrusione di pubblicità politiche russe durante la campagna elettorale americana del 2016.
L’analista di Pivotal Research, Brian Wieser, stima che se Facebook rispetterà i suoi piani, ovvero l’investimento in tecnologie e in 10.000 persone, dovrà sborsare circa 1 miliardo di dollari, anche calcolando che molti dei nuovi addetti saranno collaboratori a distanza di paesi dove la manodopera costa poco, per esempio le Filippine. Nel terzo trimestre Facebook ha generato un fatturato di oltre 10 miliardi e utile netto di 4,7 miliardi, quindi è una spesa che per ora l’azienda può affrontare.
Tuttavia non è detto che il conto che l’emergenza fake news presenterà a Facebook, Twitter e Google resti abbordabile. Per gli analisti la lotta alla disinformazione, alla propaganda terroristica, all’hate speech e a tutti i contenuti illeciti messi online potrebbe avere costi difficili da quantificare adesso. Ne sa qualcosa YouTube: grandi brand tra cui Lidl, Coca Cola, Volkswagen, Johnson & Johnson hanno ritirato i loro investimenti pubblicitari dal sito dei video per timore che le loro ads compaiano accanto a contenuti non appropriati se non illegali. E’ una fuga che per ora non tocca Facebook, nota ancora Wieser, e che non ha spinto i consumatori a cancellare profili e account dalle piattaforme più popolari, ma non è detto che a lungo andare l’incrollabile trust di cui godono i social network non cominci a sgretolarsi. Senza contare il potenziale impatto di un intervento del regolatore: il Senato degli Stati Uniti ha proposto una legge chiamata Honest Ads Act, che obbligherebbe le piattaforme online a rendere noto chi compra le loro pubblicità.