La firma del presidente degli Stati Uniti d’America sulla norma che consente agli internet service provider di vendere a terzi i dati sui propri utenti senza chiedere loro il consenso è arrivata in tempi rapidissimi. La proposta di legge che di fatto blocca la riforma voluta dalla Fderal Communications commission sotto Barak Obama, e che avrebbe dovuto entrare in vigore alla fine dell’anno, era stata approvata in rapida sequenza dal Senato e dalla Camera nelle scorse settimane, e per diventare operativa attendeva soltanto la firma del presidente.
I repubblicani hanno sempre ritenuto che il regolamento Fcc fosse “eccessivo”, mentre grazie alle nuove norme provider come Verizon, Comcast e AT&T potranno utilizzare i dati degli utenti per competere alla pari con Google e Facebook sul mercato degli affari pubblicitari online, che ha un giro d’affari di 83 miliardi di dollari. I provider si erano opposti ai tentativi del governo Obama di proteggere la privacy degli utenti e ritenevano ingiusto che Google e Facebook dovessero fare riferimento a norme diverse.
La decisione della Camera dei rappresentanti aveva destato allarme nella Electronic Frontier Foundation (Eff), associazione che tutela i diritti civili online, che ha annunciato di voler dare battaglia, anche nei tribunali, perché le norme sulla privacy possano essere ripristinate. Dello stesso genere la reazione di Jeffrey Chester, direttore del Center for Digital Democracy (Cdd), secondo cui “gli americani non saranno mai al riparo dal fatto che i loro dati personali siano esaminati segretamente e venduti al miglior offerente”.
La cancellazione delle tutele, secondo l’interpretazione dei Repubblicani, consentirà agli internet service provider di giocare un ruolo da protagonisti nel campo della pubblicità online, dove oggi a spartirsi il mercato e le opportunità migliori sono principalmente gli Ott come Google e Facebook.