Google abolisce la fee che chiedeva ai motori di ricerca rivali per apparire nella lista di servizi di search di default sui cellulari Android in Europa. Si tratta della cosiddetta opzione choice screen, o schermata di selezione del servizio, che Google ha introdotto nel 2019 in seguito alla multa antitrust di 4,34 miliardi di euro inflitta l’anno prima dalla Commissione europea per abuso di posizione dominante.
Con il choice screen i motori di ricerca alternativi dovevano partecipare ad aste per aggiudicarsi uno dei tre slot che appaiono di default sugli smartphone venduti in Unione europea. Gli slot venivano assegnati ai player del mercato che avanzavano l’offerta più alta per comparire nei singoli Paesi. Ora Google ha eliminato questo sistema delle aste, che rendeva più difficile alle aziende piccole competere sul mercato.
La protesta dei player più piccoli
I motori di ricerca alternativi, come DuckDuckGo, Qwant ed Ecosia, si sono a lungo lamentati del fatto che l’asta di Google perpetrasse i comportamenti anti-competitivi sanzionati dall’Antitrust dell’Ue, perché favoriva aziende più dotate economicamente, come Microsoft col suo motore di ricerca Bing.
Google ha difeso il suo utilizzo del sistema ad asta perché “un’asta è equa e costituisce un metodo obiettivo per determinare quali provider di ricerca vengono inclusi”. Tuttavia ora il colosso americano ha fatto sapere che, dopo ulteriori confronti con la Commissione europea, “stiamo apportando alcune modifiche finali al choice screen rendendo la partecipazione gratuita per i fornitori di servizi di ricerca qualificati”.
Tramite Oliver Bethell, che guida il competition team di Google in Europa, l’azienda ha anche detto che “aumenterà il numero di fornitori di servizi di search che compaiono sulla schermata”. I cambiamenti saranno applicati da settembre sui dispositivi Android.
La sanzione record dell’Ue sulla search
La multa-record inflitta nel 2018 dall’Antitrust Ue a Google ha sanzionato tre tipi di restrizioni sui cellulari Android: Google ha imposto ai produttori di preinstallare l’applicazione Google Search e la sua applicazione di browsing (Chrome) come condizione per la concessione della licenza relativa al portale di vendita di applicazioni di Google (Play Store); ha pagato alcuni grandi produttori e operatori di reti mobili affinché preinstallassero a titolo esclusivo l’applicazione Google Search sui loro dispositivi; e ha impedito ai produttori che desideravano preinstallare le applicazioni Google di vendere anche un solo dispositivo mobile intelligente funzionante con versioni alternative di Android non approvate da Google (le cosiddette “Android forks“).
Più alternative sugli smartphone Android in Ue
Google ha presentato ricorso e ottenuto di istituire l’opzione della selezione della schermata di servizio col sistema dell’asta. Ma da settembre si cambia registro: il choice screen diventerà una lista di un massimo di 12 motori di ricerca per ciascun Paese dell’Ue, con i cinque più popolari in cima e poi gli altri.
“I fornitori di servizi di ricerca hanno ora la possibilità di competere più ad armi pari sul mercato Android in base all’attrattiva del loro prodotto anziché essere esclusi da un comportamento monopolistico”, ha commentato Christian Kroll, ceo di Ecosia. “Da annii ci battiamo per una concorrenza leale sul mercato dei motori di ricerca e finalmente vediamo qualcosa che somiglia a un level playing field”.