Non si ferma la battaglia di Donald Trump contro le web company. Dopo aver accusato Google di dare risalto solo a notizie negative sull’operato della Casa Bianca e Facebook e Twitter di censurare gli utenti conservatori, il presidente Usa rilancia. “Credo che Google si sia davvero approfittato di molte persone e credo che questa sia una cosa molto grave”, ha detto il presidente americano Trump dallo Studio Ovale, aggiungendo che Google, Twitter e Facebook “fanno meglio a stare attenti, perché non possono fare ciò che fanno alla gente”. ”
“Abbiamo letteralmente migliaia e migliaia di lamentele che ci arrivano – ha annunciato Trump – Quindi credo che Google, Twitter e Facebook stiano davvero in acque pericolose e devono stare attenti”.
Non è bastata la risposta di Google che, a stretto giro delle critiche, ha fatto sapere che i risultati delle ricerche “non sono usati per fissare un’agenda politica e non hanno pregiudizi nei confronti di nessuna ideologia politica“. Né tantomeno quelle del numero uno di Twitter, Kack Dorsey, che ha chiarito come il microblogging non sospenda gli utenti giudicando i loro punti di vista politici ma solo per la violazione delle condizioni d’uso del servizio.
Ma non è solo Trump a puntare il dito contro le web company. Un gruppo di dipendenti di Facebook chiede più spazio nella società per le idee politiche diverse, anche conservatrici, e si organizza in un gruppo. Si chiama “FB’ers for Political Diversity” ed è stato creato da Brian Amerige, un ingegnere della piattaforma.
“Siamo una monocultura politica intollerante a diversi punti di vista – ha scritto Amerige in un post ripreso dal New York Times – Rivendichiamo il diritto ad accogliere tutte le prospettive, ma siamo pronti ad attaccare chiunque presenti un punto di vista che sembra essere in contrasto con l’ideologia di sinistra”.
Secondo il Nyt, circa 100 impiegati di Facebook si sono uniti al gruppo, la società ha più di 25.000 dipendenti. Lo scopo del gruppo è “creare uno spazio per la diversità ideologica” all’interno dell’azienda, ma l’iniziativa ha anche ricevuto critiche interne. Google ha affrontato un problema simile, anche se non di matrice politica: qualche mese fa l’ex ingegnere James Damore ha pubblicato un promemoria in cui sosteneva che la mancanza di diversità nelle aziende tecnologiche era dovuta al fatto che le donne erano biologicamente inferiori agli uomini. Damore è stato poi licenziato.