L’Ipo di Facebook nel 2012 non è stata tutta rose e fiori. Anzi. C’è stato un momento 5 anni fa, alla vigilia della quotazione, in cui il social ha pensato addirittura di ritirarsi dal progetto. La notizia è emersa in occasione di un processo di class action legato a una presunta mancanza di trasparenza sui conti.
In una lettera inviata alla sua fidanzata Mark Zuckerberg si sfogava così: “Sta andando tutto malissimo. Le stime sul fatturato sono peggiorate così tanto che potremmo prendere meno di cinquanta miliardi dalla quotazione”.
In una riunione segreta, i primi di maggio del 2012, Zuckerberg insieme al Chief operating officer, Sheryl Sandberg, e all’allora Cfo, David Ebersman, meditarono addirittura di interrompere il processo di quotazione a pochi giorni dal debutto in Borsa.
Le preoccupazioni del top management in parte erano fondate: all’inizio quella che doveva essere l’Ipo del secoolo si era trasformata in un calvario. Nel primo minuto di contrattazioni erano stati venduti ottanta milioni di azioni, con il titolo che era volato oltre i 42 dollari sfondando una capitalizzazione di 100 miliardi. Ma qualche ora dopo era arrivata una brutta battuta di arresto con chiusura a 38,23 dollari. Non va dimenticato poi che il giorno dell’Ipo di Facebook fu anche quello della dèbacle tecnologica del Nasdaq: la paralisi dei sistemi IT sistemi provocarono gravi perdite a banche e broker e costrinsero la Sec ad aprire un’inchiesta, chiusa con una multa record di dieci milioni di dollari per mancata supervisione.
Per un anno le azioni di Facebook furono protagoniste di rovinosi ribassi così come di importanti crescite, con crolli fino al 50% sotto i 18 dollari nel settembre 2012 e recuperi a 32 dollari nel gennaio 2013. A non convincere gli investitori – secondo gli analisti – soprattutto il modello di business fondato sulla pubblicità.
Cinque anni fa, ma sembra un secolo se si considerano le successive performance del social network. Nell’ultima trimestrale Facebook ha di nuovo battuto le attese con utili in rialzo del 71% a 3,9 miliardi dollari, ed entrate in aumento del 45% a 9,32 miliardi.
Zuck ha vinto la sua scommessa: monetizzare il numero di uitenti (2 miliardi) utenti. E ora si gode il successo dall’alto dei suoi oltre 73 miliardi di dollari, pensando anche alla politica.
Intanto si affinano i servizi. “Guardare video su Facebook offre l’incredibile opportunità di connettere persone, aprire il dibattito, coinvolgere la community”. Con queste parole Daniel Danker, direttore della divisione Prodotto, annuncia il varo di “Watch”, nome in codice della Facebook Tv. “Watch” è la sezione per accedere ai video completamente ridisegnata da cui lancia contenuti a episodi, show di intrattenimento, eventi sportivi e che farà da trampolino anche a produzioni originali di maggior spessore.
La novità per ora parte per un ristretto gruppo di utenti negli Stati Uniti, ma dopo questa fase iniziale l’opzione dovrebbe essere allargata a una platea più ampia. Una mossa che sfida piattaforme come YouTube e Netflix. “Guardare uno show non deve essere passivo – spiega Mark Zuckerberg in un post – può essere l’occasione per condividere un’esperienza e unire persone che tengono alle stesse cose”.
Watch, spiega Facebook, sarà accessibile da tutte le piattaforme del social: web, applicazioni per dispositivi mobili e “smart tv”. I primi contenuti proposti sono filmati a episodi, in diretta o registrati, che ruotano intorno a temi specifici.
Per ora spaziano dalla cucina allo sport, con le partite in diretta della Major League di Baseball. C’è anche la Watchlist, una specie di “guida tv” del social. La sezione segnalerà i contenuti più discussi, quelli più divertenti (in base alle reazioni degli utenti con l’apposita emoji sul social), quelli che gli amici stanno guardando. I commenti social durante uno show in tv sono ormai la norma, per questo ogni filmato può essere commentato in tempo reale con chi lo sta guardando, anche in appositi gruppi.
“Abbiamo imparato da Facebook Live – aggiunge Danker – che i commenti e le reazioni sono parte dell’esperienza, tanto quanto lo stesso video”.
Alcune delle trasmissioni di Watch saranno prodotte appositamente per la nuova piattaforma. Lo scorso maggio, l’agenzia Reuters aveva svelato che Facebook aveva stretto accordi con società che producono contenuti destinati al pubblico dei millenials: Vox Media, BuzzFeed, Attn, Group Nine Media, per citarne alcune. Ma saranno trasmessi anche eventi sportivi, come il basket femminile della Wnba. Ci sarà infine la possibilità di aprire nuovi spazi alla creatività, Watch si propone anche come distributore di prodotti altrui.