PRIVACY

Wsj: “Facebook e banche? Va avanti da anni. In ballo l’accesso ai dati dei clienti”

Secondo l’inchiesta del quotidiano americano il social network avrebbe tentato varie trattative per ottenere informazioni sensibili utili ai fini pubblicitari. Ma l’azienda non ci sta: “Come molte aziende online collaboriamo con gli istituti finanziari per migliorare il servizio ai clienti”

Pubblicato il 19 Set 2018

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Facebook ha trattato per anni con le banche e altre società finanziarie per avere accesso ad informazioni sensibili sugli utenti da usare a fini pubblicitari. Lo riporta oggi il Wall Street Journal, sottolineando che, anche dopo essere finita nell’occhio del ciclone per lo scandalo Cambridge Analytica e la violazione di dati personali di 87 milioni di utenti globali, il social network ha continuato a cercare accordi con le banche per poter usare le informazioni che passano attraverso la piattaforma Messenger. Anzi, secondo la testata americana Facebook considera la sua app un canale privilegiato per conoscere i dati finanziari dei suoi utenti, visto che molti usano Messenger per contattare il customer service delle imprese.

Alcuni istituti finanziari, preoccupati per la privacy dei clienti, hanno negoziato accordi personalizzati per limitare l’accesso di Facebook a queste informazioni, continua il Wall Street Journal, citando American Express, Bank of America, PayPal, Western Union. Le banche, afferma il quotidiano finanziario, hanno in alcuni casi spostato le chat con i clienti fuori da Messenger per evitare l’accesso ai dati sensibili, come i trasferimenti di denaro.

Secondo il Wsj, il pressing di Facebook sulle banche si è intensificato nel 2016 quando l’azienda di Mark Zuckerberg cercava di proporsi come partner per la creazione di chat bot sulla piattaforma Messenger che – nel progetto di Menlo Park  – doveva trasformarsi in un hub automatizzato per la digital life. Tuttavia, gli istituti che si sono alleati con Facebook, come American Express, hanno escluso deliberatamente alcune funzionalità che avrebbero esposto le informazioni sensibili, mentre la grande maggioranza delle banche si è tenuta alla larga dalle partnership con Facebook che chiedeva accesso ai dati sulle abitudini di spesa dei clienti per poter vendere ads sempre più mirate.

“Come molte aziende online, collaboriamo con gli istituti finanziari per migliorare le esperienze commerciali delle persone, per esempio per consentire un migliore servizio clienti”, ha dichiarato la portavoce di Facebook Elisabeth Diana interpellata dal Wsj. “Abbiamo sottolineato ai partner che mantenere al sicuro le informazioni personali è fondamentale. Questa è stata e sarà sempre la nostra priorità”.

Solo un mese fa Unicredit annunciava il ritiro di tutti gli investimenti pubblicitari e lo stop alle attività di comunicazione su Facebook specificando che la decisione è legata a questioni etiche. “Siamo Sorpresi. Avevamo incontrato il loro dipartimento Comunicazione e marketing a metà aprile, poco dopo i fatti di Cambridge Analytica, spiegando loro le misure che avevamo introdotto”, ha replicato al Corriere della Sera Luca Colombo, country director di Facebook per l’Italia.

Anche Google corteggia le imprese del settore finanziario a caccia di dati preziosi per le ads. Bloomberg ha svelato nei giorni scorsi un accordo (siglato un anno fa ma mai comunicato al pubblico) tra Google e Mastercard che ha permesso al colosso di Mountain View di fornire ai suoi inserzionisti accesso ai dati sulle transazioni con oltre 2 miliardi di carte di credito. Gli inserzionisti possono così tracciare quali pubblicità online si traducono in acquisti nei negozi. Secondo Bloomberg BigG avrebbe pagato milioni di dollari per avere i dati da Mastercard. Google ha negato l’esistenza di accordi di revenue-sharing e ha sottolineato che applica una robusta tecnologia di cifratura e anonimizzazione dei dati. Il tracciamento per la pubblicità si può inoltre escludere gestendo le impostazioni utente.

Per Bloomberg i giganti della pubblicità digitale hanno bisogno di nutrirsi costantemente di dati di alto valore come quelli delle società finanziarie per alimentare la loro crescita. Per Google e Facebook è fondamentale mantenere i tassi di espansione e tenere a distanza la concorrete più temibile, Amazon, il cui business delle ads non raggiunge il fatturato di Google e Facebook ma che sui dati relativi allo shopping è decisamente avvantaggiata.

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