Il disastro non c’è stato. Anzi: dopo il primo mese dall’avvio della fattura elettronica obbligatoria verso tutte le pubbliche amministrazioni (comprese quelle locali, dal 31 marzo) possiamo dire che il varo è andato bene. La nave resta a galla. Certo, qualche piccola falla c’è – alcuni errori tecnici e di processo, da sistemare – ma tutto sommato sono poche cose. È possibile quindi andare avanti verso nuovi, più ambiziosi obiettivi: in primis, ci sarà tanto lavoro per integrare la e-fattura nei processi di tutte le PA locali.
Che il bilancio sia positivo lo dicono i numeri, oltre che gli addetti ai lavori. Dal primo al 30 aprile 2015, il Sistema di interscambio (presso l’Agenzia delle Entrate gestisce le fatture indirizzate alle PA) ha ricevuto un milione e 903,6 mila fatture, di cui ha inoltrato correttamente l’86,94%. In quel primo mese c’è stato quindi appena il 13% di rifiuti (soprattutto a causa di errori formali nella compilazione).
“La percentuale di scarti si sta riducendo, addirittura, mese per mese. La tecnologia dietro alla fatturazione elettronica verso la PA si sta dimostrando efficace” dice Paolo Catti, a capo dell’Osservatorio dedicato a questo ambito presso il Politecnico di Milano. Il tutto, mentre “siamo passati da 570mila fatture a marzo – circa 80mila delle quali nella sola giornata del 31 quando è scattato l’obbligo per la PA Locale – a 2 milioni di fatture nell’arco di un solo mese”, aggiunge Catti.
Secondo dati forniti dall’Agid, ci sono 22.019 amministrazioni registrate su Ipa (Indice Pa) e quindi possibili destinatari di e-fattura. All’appello ne mancano 402. “Nell’Ipa restano da includere le associazioni sportive, ma solo perché l’Istat le ha messe nel novero delle ‘amministrazioni pubbliche’ ai fini dell’obbligo a ricevere fattura elettronica”, dice Maria Pia Giovannini, responsabile di quest’area presso l’Agid. Di converso, “tra i principali motivi per cui possiamo parlare di successo c’è la scuola. Nell’arco di dieci mesi – da luglio 2014 al 30 aprile 2015 – il numero di e-fatture gestite dagli istituti scolastici è triplicato”, aggiunge.
Un elenco di cose da sistemare l’ha compilato il Cisis (Centro interregionale per i Sistemi informatici, geografici e statistici), per consegnarlo all’Agenzia, a quanto risulta al nostro giornale. Ci sono dettagli tecnici da gestire, come la questione di invii multipli delle fatture o la piattaforma di certificazione crediti, che ancora non riesce a essere alimentata automaticamente dal Sistema di interscambio.
Da sistemare anche aspetti organizzativi e di processo. Per esempio, alcune amministrazioni interpretano in modo difforme, dalle altre e da quanto l’Agenzia si aspettava, i criteri in base ai quali rifiutare una fattura.
A parte questi dettagli, “adesso lavoriamo su due cose – dice Giovannini -. Sensibilizzare le amministrazioni perché completino l’integrazione dell’e-fattura nei propri sistemi; promuovere la conservazione elettronica eliminando le anomalie, come i prezzi troppo alti che alcuni fornitori praticavano”. Al momento solo una minoranza di Comuni ha aggiornato i propri sistemi per gestire in modo elettronico le fatture che riceve. Significa che la maggioranza le riceve elettroniche ma poi le gestisce nel vecchio modo, con una perdita di tempo notevole. I benefici previsti (1,5 miliardi l’anno per il Sistema Paese, secondo il Polimi) possono arrivare in toto solo se tutti i processi sono integrati e automatizzati.
Per il secondo aspetto, l’Agenzia ha avviato ad aprile il Forum dei conservatori, un insieme di iniziative da realizzare con il contributo degli operatori del settore e di chi si avvale dei servizi di conservazione. L’Agenzia vuole così regolarizzare il settore, finora un po’ un Far West. Vuole che le amministrazioni si avvalgano solo di conservatori da lei accreditati e seguano specifiche linee guida (in preparazione) per la conservazione.
“Sarebbe auspicabile avere sistemi centralizzati anche per la gestione e conservazione delle fatture, oltre che per la ricezione (cosa che avviene con il Sistema di interscambio – dice Giovannini -. Al momento, in questo senso, spingiamo le Regioni a fornire soluzioni agli enti locali sottostanti e lavoriamo su gruppi di Comuni perché centralizzino, quanto più possibile, la gestione di questi aspetti”.
E già si pensa alla e-fattura B2B. Le aziende che scambieranno tra loro e-fatture riceveranno agevolazioni burocratiche dal primo gennaio 2017 (in base a un decreto legislativo approvato dal Consiglio dei Ministri ad aprile, in fase preliminare). “Già vediamo che Assosoftware sta presentando servizi per la e-fattura B2B. E alcune grandi aziende chiedono ai propri fornitori di mandare fatture in questo modo”, dice Giovannini.
La macchina, ormai avviata, procede. La sfida ora non è più quella di farla funzionare nella ricezione delle e-fatture, ma portare a compimento la rivoluzione digitale nelle amministrazioni e nelle aziende.
ITALIA DIGITALE
E-fattura: nella PA il bilancio è positivo, ora tocca a quella B2B
Sono 2 milioni le fatture emesse nel solo mese di aprile. Dal 2017 detrazioni alle imprese che si scambieranno e-invoicing
Pubblicato il 25 Mag 2015
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