Obama ne ha fatto un caposaldo della sua campagna elettorale,
prima, e una linea strategica del suo governo poi. È
l’amministrazione 2.0, la condivisione di informazioni tra enti
pubblici e cittadini, attraverso l’uso – appunto – di strumenti
Web 2.0, come social network, forum, Youtube.
E se negli Stati Uniti la PA partecipata si sta diffondendo a
macchia d’olio – esemplificativa, in questo senso è la politica
di open data government messa a punto dal Cio della Casa Bianca,
Vivek Chandra che punta a diffondere info in formati aperti e
fruibili da tutti – in Italia stenta a decollare, soprattutto nelle
amministrazioni centrali, dove, invece, potrebbe portare nuova
linfa alla battaglia per la trasparenza che il ministro Brunetta
sta portando avanti, contribuendo a rafforzare il controllo dei
cittadini sul lavoro degli enti.
“In Italia il problema sta tutto nell’identificazione
dell’amministrazione 2.0 – spiega Flavia
Marzano, presidente di UnaRete, già
consulente dell’ex Cnipa -. Si tratta ancora una volta della
vecchia ‘questione culturale’ per cui i dirigenti pubblici sono
poco avvezzi non tanto all’uso delle nuove tecnologie quanto
all’idea di amministrazione che c’è dietro al loro uso e che,
in questo caso, significa essenzialmente condivisione,
partecipazione. Solo partendo da una rivoluzione copernicana, dove
non è la PA con tutto il suo carico burocratico, bensì il
cittadino con i suoi bisogni, ad essere al centro dell’azione
amministrativa, si può continuare il cammino verso gli enti
2.0”.
Un cammino che le PA locali hanno intrapreso con successo. La
Regione Emilia Romagna coinvolge i cittadini nel
progetto RilFedeur per la riduzione del degrado urbano: una
piattaforma che permette agli utenti di segnalare le aree, offrendo
un pronto monitoraggio delle zone di intervento ma anche una
prospettiva sulla percezione del disagio da parte della
cittadinanza.
“Il Comune di Venezia è stato uno dei primi ad
usare tecnologie 2.0 per migliorare le perfomance amministrative –
spiega Michele Vianello, ex vicesindaco di Venezia
e attuale dg del Parco Scientifico Tecnologico
della città lagunare -. È attivo dal maggio 2008 Iris, il
servizio per la segnalazione della manutenzione urbana. I
cittadini segnalano un problema, indicando su una mappa online il
punto di interesse per poi inviarla via Web o via mms. Immediato
il riscontro da parte dell’ente, che indica sul sito l’ufficio
che ha in carico la segnalazione e lo stato di avanzamento nella
soluzione”.
Al di là dell’implementazione di progetti ad hoc di
partecipazione civica, va ricordata la presenza di molte PA su
Facebook e Twitter. “Sono molti gli enti che nel tempo sono
sbarcati sui social network – rimarca Marzano -. Ma l’importante
non è tanto esserci quanto ‘come’ esserci, identificando una
strategia di comunicazione dove è ben chiaro il target a cui ci si
rivolge e nella quale sia rispettata la tempistica veloce del
Web”. Velocità che, se generalmente garantita dalle Pal, manca
alle esperienze più centralistiche. Come quella dell’Intergruppo
parlamentare 2.0, il progetto bipartisan lanciato da alcuni
parlamentari con l’obiettivo di informare i cittadini su tutto
ciò che accade in Parlamento e metterli nella condizione di
commentare l’azione politica.
Il sito, però, non viene aggiornato dal 4 marzo.
“La PA 2.0 è un importante strumento per la riorganizzazione del
back office – ricorda Mauro Draoli, responsabile
Laboratorio di Sperimentazione di DigitPA -.
Attraverso tecnologie di condivisione si possono mettere in campo
strategie di collaborazione, sistematizzando le buone pratiche con
l’aiuto di soluzioni ad hoc”.
Si tratta dei groupware, una categoria di software che permettono
di condividere archivi elettronici composti da informazioni
diverse. “Questi sistemi favoriscono la sinergia tra i membri del
gruppo, incrementando la produttività – puntualizza Draoli -.
Persone con competenze differenti possono lavorare insieme allo
stesso progetto e controllarne ogni fase ”. In questo senso vanno
segnalati due progetti: un sistema di Wiki semantico per il
supporto al Gruppo di lavoro del Cnipa (ora DigitPA) sulle
ontologie nella PA e il forum del progetto di sviluppo delle
specifiche del Sistema di cooperazione applicativa –
“CollaboraPA” – per la collaborazione tra DigitPA e le
università.