GOVERNANCE

Agenda digitale all’esame del governo

Nel Cdm di domani potrebbe essere avviata la discussione sulla riorganizzazione della governance. Letta punta a portare le competenze a Palazzo Chigi. L’appello della politica: “Serve una regia unica”

Pubblicato il 30 Mag 2013

Federica Meta

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Sale l’attesa per il Consiglio dei ministri di domani che potrebbe avviare il riassetto della governance dell’Agenda digitale e, di conseguenza, dell’Agenzia per l’Italia digitale nonché l’assegnazione della delega alle Tlc. Anche se il tema non è ufficialmente all’ordine del giorno, il premier Enrico Letta – secondo quanto risulta al Corriere delle Comunicazioni – avrebbe intenzione di inserirla nella discussione, almeno in via preliminare. L’orientamento dell’esecutivo pare essere quello di centralizzare le competenze sul digitale, anche se ancora non è chiaro di chi dovrà essere la “regia”. Nelle discussioni di questi giorni sarebbero emerse due posizioni: da una parte il responsabile dello Sviluppo economico, Flavio Zanonato, interessato ad avere la governance al Mise, forte del fatto che proprio in quel ministero risiederà la delega alle Tlc, uno dei capotoli chiavi dell’Agenda; dall’altra parte il premier Letta starebbe puntando a portare il piano telematico sotto il cappello di Palazzo Chigi.

Nei giorni scorsi il dibattito sull’Agenda si è riacceso dopo che, dal palco dell’assemblea annuale di Confindustria, il presidente Giorgio Squinzi ha invitato al governo a far partire subito l’Agenzia per l’Italia digitale. “L’Agenzia per l’Italia Digitale è una strada da seguire con forza e decisione – ha detto Squinzi – L’ente è già formalizzato e condiviso dagli operatori del settore ma frenato da fusioni organizzative e decreti approssimativi. Caro Letta, fatela partire e rendetela operativa subito. Si tratta di un’azione vitale per tutto il Paese”.

Sul tema del riassetto della governance – e più in particolare sulla necessità di centralizzarla – dal nostro giornale è partito l’appello a Letta. Lo stallo vissuto dall’Agenzia per l’Italia Digitale non piace affatto all’ex-ministro delle Comunicazioni Paolo Gentiloni, che auspica una presa di responsabilità politica unica da parte del Governo a Palazzo Chigi. “Al Governo attuale bisogna chiedere fondamentalmente tre cose – assicura Gentiloni – primo, istituire una regia unica per l’Agenda digitale; secondo, accelerare l’attuazione dei tanti temi rimasti in sospeso dal lavoro fatto dalla cabina di regia del Governo Monti, prima fra tutte lo status dell‘Agenzia digitale; terzo, ma mi pare di capire che il ministro Zanonato ci si stia già dedicando, dire una parola chiara su quale sia l’orientamento del Governo, e di conseguenza della Cassa depositi e Prestiti, sulla questione del futuro della rete Telecom”.

Il deputato Pdl e responsabile dell’Innovazione del partito, Antonio Palmieri ha chiesto al nuovo premier Enrico Letta di “prendere personalmente il carico dell’Agenda Digitale e, di conseguenza, le sorti dell’Agenzia”. “Mentre il governo riorganizza le competenze, deve assolutamente andare avanti sul varo dei decreti attuativi per portare a compimento quando previsto dal decreto Crescita 2.0 – ha spiegato Palmieri – Bisogna elaborare regolamenti chiari che non ammazzino il provvedimento, perché cattivi decreti rendono cattiva anche la migliore legge. Per quanto riguarda, invece, la tempistica relativa alla governance del digitale, invito il premier Enrico Letta a metterla in calendario prima della pausa estiva, nella seconda metà di luglio, una volta risolte le delicate questioni economico-finanziere con l’Unione europea”.

Per Linda Lanzillotta, senatrice della Lista Monti “affidare la competenza del digitale a un solo ministero sarebbe un’operazione complessa, ma soprattutto inefficace perché gli altri dicasteri non sarebbero disposti a cedere parte delle loro funzioni”. “Quello che servirebbe, invece, è una figura alle dirette dipendenze del presidente del Consiglio, responsabile delle politiche digitali – spiega – Una figura siffatta avrebbe l’autorevolezza necessaria per coordinare anche i ministeri “pesanti”, come Mise e Miur, le strategie delle Regioni e degli enti locali. Potrebbe essere una figura politica ma anche un “visionario” : l’importante è che faccia capo al premier e che riceva da lui un forte commitment. L’economia digitale è l’asse su cui far ruotare tutte le altre politiche, l’asse fondamentale dello sviluppo del Paese in tutte le sue declinazioni: industriale, amministrativo e sociale. Non ha quindi carattere né settoriale né aggiuntivo, ma deve toccare in profondità le politiche dei singoli ministri: solo il premier lo può fare.

Ma oltre agli appelli a “pungolare” Letta è anche lo stato di attuazione dell’Agenda stessa che soffre di uno spavetosi ritardo, come denunciato in un dossier pubblicato dal Servizio Studi del Dipartimento Trasporti alla Camera. Secondo lo studio una buona quota dei provvedimenti dell’Agenda Digitale- venti, per l’esattezza- sono ufficialmente in ritardo, poiché sono già scaduti i termini di legge previsti nei decreti legge 83/2012 e 179/2012.

Il fronte dei ritardi è variegato: riguardano l’Agenzia per l’Italia Digitale, la banda larga, la Sanità digitale, l’anagrafe unica della popolazione, i pagamenti elettronici, il sostegno ai contenuti digitali, le smart cities, la trasparenza e l’accessibilità dei lavori parlamentari. A seconda dei casi, i provvedimenti che mancano all’appello sono decreti attuativi, regolamenti o linee guida. In molti casi dipendono dall’azione dell’Agenzia per l’Italia Digitale.

Lo stesso Statuto dell’Agenzia è in ritardo da cinque mesi, perché doveva arrivare entro 45 giorni dalla nomina del direttore (Agostino Ragosa). A riguardo il ministro allo Sviluppo economico ha risposto alle interrogazioni parlamentari di Toninelli e Palmieri dicendo che lo Statuto è stato già inviato, di nuovo, alla Corte dei Conti e che “la registrazione dovrebbe essere prossima”. Altri due decreti in ritardo riguardano l’Agenzia, quello per “l’individuazione delle risorse umane, finanziarie e strumentali dell’Agenzia” e quello per la “riorganizzazione delle strutture della Presidenza del Consiglio conseguentemente all’istituzione dell’Agenzia”. Tutto dovrebbe far parte della stessa partita che si risolverà a breve, probabilmente.

Più intricate altre questioni. “Uno o più decreti del Presidente del Consiglio” erano previsti per stabilire i tempi e le modalità di attuazione dell’Anagrafe nazionale, già entro il 17 febbraio. Entro il 17 marzo l’Agenzia avrebbe dovuto fare le regole tecniche per identificare le base dati critiche tra quelle di interesse nazionale. Entro il 17 febbraio un decreto della Presidenza del Consiglio dei Ministri doveva stabilire i tempi per il censimento della popolazione e delle abitazioni. Un decreto avrebbe dovuto definire, entro il 19 marzo, il fascicolo sanitario elettronico. Scaduti anche i termini dei decreti per i pagamenti elettronici verso la PA.

Altri ritardi non sono collegati all’Agenzia. Per esempio, già a dicembre dovevano arrivare i decreti dirigenziali dei Monopoli per il credito d’imposta con cui promuovere l’offerta online di opere d’ingegno. Un ritardo già denunciato dall’industria.

Infine, il decreto scavi. Ufficialmente non è in ritardo- perché non aveva una scadenza- ma la sua mancanza è comunque reputata grave dal mercato tlc. La causa è una divergenza di vedute tra i ministeri competenti (Sviluppo economico e Trasporti).

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