«Fare sul serio richiede un investimento straordinario sulla Pubblica Amministrazione»: lo scrivono ai dipendenti pubblici il presidente del Consiglio Matteo Renzi e il ministro per la PA Marianna Madia.
Citiamo questa frase perché la “rivoluzione” (così l’ha chiamata Renzi e ci pare termine adeguato vista la portata degli obiettivi e le misure di innovazione previste) non è un pranzo che si mangia gratis. Richiederà un grandissimo e faticosissimo impegno attuativo perché sono tantissime, radicate le incrostazioni e i poteri che tenteranno di fermare la realizzazione delle le tre linee guida indicate dal governo: “Il cambiamento comincia dalle persone”, “Tagli agli sprechi e riorganizzazione dell’Amministrazione”, “Open Data come strumento di trasparenza. Semplificazione e digitalizzazione dei servizi”.
La “rivoluzione” non potrà risparmiare sugli investimenti per l’adozione di tecnologie digitali senza le quali non si cambieranno le persone (il loro atteggiamento e come lavorano sono questioni molto connesse); né si taglieranno sprechi e si riorganizzeranno i servizi; né gli open data diventeranno uno strumento di trasparenza e di trasformazione digitale per la PA ma anche occasione per il mercato dell’offerta privata. Investire vuole dire razionalizzare quel che oggi si spende male o si spreca (IT pubblico incluso). Vuol anche dire investire risorse pensando ai risparmi di oggi e ai vantaggi futuri.
La riforma della PA è un tassello fondamentale di un’opera più complessa che possiamo riassumere con la formula (a volte abusata) di Agenda digitale. Giustamente il governo la considera “un elemento strategico per far ripartire la crescita nel Paese”, come dice il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Graziano Delrio in un’intervista al nostro giornale.
Agenda digitale significa azione di cambiamento a tutto campo. È importante che il Presidente del Consiglio abbia deciso di assumere su di sé la responsabilità politica della partita. È la prima volta che avviene. Ma le cose bisogna realizzarle. E per quanto energico, Renzi non può fare tutto da solo. Chi avrà la responsabilità concreta dell’attuazione, magari proprio a Palazzo Chigi sotto la vigilanza del Presidente? Aspettiamo la risposta.