Bene l’impianto complessivo, ma sulla parte relativa al ruolo che possono svolgere i Comuni si può fare di più. È un giudizio in chiaroscuro quello espresso dall’Anci sull’Agenda digitale. A parlarne con il Corriere delle Comunicazioni, Antonella Galdi, responsabile Innovazione dell’associazione dei Comuni italiani.
Luci e ombre per l’Agenda digitale. Ce le può evidenziare?
Nel decreto ci sono previsioni che vanno nella direzione giusta. Non c’è dubbio che si sia fatto un passo in avanti rispetto al passato, soprattutto relativamente alla centralità data al digitale quale leva per la competitività per l’intero Paese. Ma rimangono dei vuoti e dei punti per noi non affrontati in maniera ottimale.
Per esempio?
L’Anci ha partecipato alla cabina di regia lavorando per affermare tre principi: istituire un’agenda digitale permanente; garantire i diritti digitali dei Comuni e concentrare attenzione e risorse su pochi interventi concreti per una azione di sistema. Mentre sulla prima e la terza priorità ci sono stati dei segnali che vanno nella giusta direzione – ad esempio gli interventi sul digital divide – rileviamo poca attenzione alla messa a disposizione di alcuni processi tecnologici fondamentali; situazione – questa – che rischia di azzoppare alcune delle riforme avviate. In alcuni casi siamo riusciti ad intervenire con emendamenti accolti in sede di Conferenza Unificata garantendo, come nel caso dell’anagrafe nazionale, che i Comuni possano fornire ai cittadini i servizi legati alle proprie funzioni fondamentali senza gravare ulteriormente sulle casse delle amministrazioni locali.
Come giudica la parte sulle smart city ?
Giudichiamo positivamente questa parte del decreto, anche se avremmo preferito un’impostazione meno centralistica nella definizione delle priorità, a vantaggio della possibilità di realizzare interventi maggiormente legati ai bisogni emergenti dai diversi contesti territoriali. Siamo convinti che vada permesso ai governi locali di costruire i propri piani strategici, pensati come strumento bottom-up, sollecitando il livello nazionale e regionale a favorirne l’attuazione.
Che ruolo possono svolgere i Comuni nell’attuazione dell’Agenda?
I Comuni hanno un ruolo fondamentale per due motivi principali: sono grandi erogatori di servizi e sono un agente di coordinamento e sviluppo locale. Per esercitare al meglio questi ruoli è necessario che la cornice normativa sia traducibile rispetto alle città e, dal canto loro, i Comuni sappiano guardare all’Ict come ad un’opzione di pianificazione strategica complessiva. Anche a livello locale, l’istituzione non deve più operare in un’ottica orientata alla sola amministrazione digitale, ma deve ragionare considerando il digitale quale elemento pervasivo del complesso delle politiche territoriali.
I Comuni sono vincolati al patto di stabilità. Quanto impatterà questo vincolo sull’attuazione dei progetti?
Il tema del rispetto del patto di stabilità è dirimente. L’Anci ribadisce da tempo che senza un’interpretazione meno ottusa, che permetta di mettere in gioco risorse in questo momento bloccate nelle casse dei Comuni virtuosi, ogni politica di riforma che interviene sulla dimensione locale è destinata a rimanere pura chimera.
I progetti legati all’Agenda digitale non sfuggono a questa regola, anzi, visto il loro alto tasso di innovatività, dipendono in maniera fondamentale dalla capacità di investire. In questo contesto, per evitare l’immobilismo è comunque necessario lavorare sull’apertura di nuove strade, che passano da diverse modalità di relazione fra pubblico e privato.
L'INTERVISTA/2
Agenda digitale, Galdi (Anci): “Valorizzare il ruolo dei Comuni”
La responsabile Innovazione dell’associazione: “Le città devono poter costruire propri piani digitali”
Pubblicato il 26 Nov 2012
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