L’edizione 2014 del summit sulla Digital Assembly for Ue a Venezia è saltata. A quanto risulta al Corriere delle Comunicazioni, e come si evince dalle conferme provenienti da Bruxelles, il commissario Ue all’Agenda digitale, Neelie Kroes, avrebbe fatto sapere al Governo con una comunicazione informale che ormai non ci sarebbero più i tempi tecnici per l’organizzazione.
La posizione ufficiale di Bruxelles resta però sfumata. La Commissione europea, ha spiegato al Corriere delle Comunicazioni il portavoce della Kroes, Ryan Heath, “sta lavorando d’intesa con la presidenza del Consiglio italiana per organizzare ugualmente un evento di alto livello sul digitale a Venezia sotto gli auspici della Presidenza italiana dell’Ue”. Un appuntamento che però, conferma il rappresentante Ue, “a causa di vincoli legati alle tempistiche di organizzazione, molto probabilmente non avrà lo stesso formato della Digital Assembly for Ue”. Quest’ultima, per contro, “potrebbe ancora essere tenuta in una data futura”. Ma molto dipenderà anche dai contatti che si stanno riannodando tra l’esecutivo Renzi e la vicepresidente della Commissione per considerare come uscire dallo stallo che si è creato.
Il presidente del Consiglio Matteo Renzi aveva annunciato il 19 marzo l’idea di organizzare a Venezia, l’8 e 9 luglio, l’appuntamento annuale dell’Unione europea sull’Agenda digitale, illustrando alla Camera gli esiti del Consiglio Ue. Da allora si erano iniziati a evidenziare i primi contrattempi organizzativi, con la lettera di invito alla Kroes che, attesa da tempo a Bruxelles, sarebbe stata mandata al capo di gabinetto della vicepresidente, Constantijn Van-Oranje-Nassau, il primo aprile, a firma del sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Graziano Delrio.
La lettera consisteva essenzialmente nell’ufficializzazione della data,l’8 e 9 luglio, e del luogo, il lido di Venezia. Ma nel testo si leggeva che i dettagli organizzativi utili a far mettere in moto la macchina organizzativa sarebbero stati trasmessi agli uffici in un secondo momento: una scelta che probabilmente a Bruxelles è stata considerata troppo rischiosa, per un evento di cui si era iniziato a discutere in fase preliminare già durante il Governo Letta. Per questo si sarebbe deciso di fermare subito la procedura, per non rischiare di trovarsi in problemi più grandi una volta partita la macchina organizzativa, e di prendere in considerazione una “soluzione di riserva” meno complessa dal punto di vista delle procedure.