AGENDA DIGITALE

Agenzia digitale-Fub, via al censimento dei Ced della PA

Firmata una convezione quadro biennale fra l’Agenzia digitale e la Fondazione Bordoni. In cantiere una serie di progetti: si parte con la “conta” dei data center in vista del consolidamento delle infrastrutture

Pubblicato il 15 Mag 2013

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L’Agenzia per l’Italia Digitale e la Fondazione Ugo Bordoni insieme per l’innovazione nella PA. Il dg dell’Agenzia, Agostino Ragosa, e il presidente della Fub, Alessandro Luciano, hanno firmato ieri una convenzione quadro biennale che regola l’affidamento alla fondazione di una serie di attività aventi carattere di studio, analisi e supporto di natura tecnica e scientifica, di assistenza in relazione alle fasi applicative, nonché di comunicazione dei risultati conseguiti.

Le attività dovranno essere definite con appositi accordi esecutivi che preciseranno tutti gli aspetti necessari alla regolazione del singolo rapporto quali, per esempio, la durata, il luogo della collaborazione e l’onere per il rimborso delle spese sostenute dalla Fondazione, personale impiegato compreso. Il primo accordo esecutivo, su cui Agenzia e Fondazione stanno già lavorando, riguarda uno dei principali obiettivi dell’Agenzia: la razionalizzazione ed il consolidamento delle infrastrutture digitali delle pubbliche amministrazioni.

Il progetto prevede che la Fub effettui il censimento dei Centri per l’elaborazione delle informazioni (Ced) della Pubblica Amministrazione e la elaborazione delle linee guida, basate su principi di efficienza internazionalmente riconosciuti, per la definizione di un piano triennale di razionalizzazione dei Ced delle amministrazioni pubbliche che dovrà portare ad un cospicuo risparmio nella spesa pubblica e alla diffusione di standard comuni di efficienza, di sicurezza e di rapidità nell’erogazione dei servizi ai cittadini e alle imprese.

La razionalizzazione dei data center è uno degli obiettivi primari di Ragosa che ha annunciato, nei mesi scorsi, l’intenzione di spendere 16 miliardi per interventi complessi di pre-commercial procurement e di razionalizzazione dei data center dell’amministrazione.

Secondo Ragosa infatti la frammentazione del sistema Ict pubblico è ormai giunta a livelli insostenibili, con almeno 4mila data center (un numero che però potrebbe essere sottostimato) di natura e stadio evolutivo diversi: in pratica si tratta di punti di erogazione dei dati non sempre visibili, perché non censiti, e la cui sicurezza non in tutti i casi è certificabile. Soprattutto, i data center della PA non sono interoperabili, mentre il dialogo tra tutti i sistemi nazionali, e di questi con i sistemi europei, è imprescindibile per portare a cittadini e imprese servizi veramente utili e efficienti e al tempo stesso permettere alle amministrazioni di ridurre i costi.

“Consolidare e ottimizzare questa pletora di sistemi vuol dire liberare risorse che ancora spediamo sul vecchio per investirle nel nuovo – aveva sottolineato Ragosa, in occasione del convegno Assiter e Corriere delle Comunicazioni – Dobbiamo puntare su un’opera di standardizzazione delle applicazioni, ridisegnare le architetture per arrivare a un’infrastruttura unica per tutti i servizi. Solo l’integrazione dei servizi ci garantisce efficienza e risparmi; frammentazione e particolarismi ci hanno reso ultimi in Europa nel processo di digitalizzazione”.

E il cloud permetterà di semplificare la situazione dell’infrastruttura pubblica che, soprattutto al Sud, vive una situazione difficile. “Da Roma a Palermo abbiamo difficoltà a dire che c’è un datacenter degno di questo nome per allocare i servizi della PA – avvertiva il dg – E se poi ci fosse una regola tecnica che chiedesse certi livelli di affidabilità e sicurezza sui 4.000 ne rimarrebbero in piedi forse due o tre”.

La riorganizzazione dell’infrastruttura pubblica significa fare della spending review: “Perché se i 4.000 siti li portiamo a 40 certificati facciamo innovazione, creando domanda per nuova professionalità e offrendo anche un nuovo ruolo di gestione alle società in house”.

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