Dopo 18 mesi di attesa l’Agenzia per l’Italia digitale sta finalmente per diventare pienamente operativa. Come anticipato ieri dal Corriere delle Comunicazioni la Corte dei Conti ha dato il via libera allo statuto. A stretto giro arriverà la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale.
In queste settimane la magistratura contabile sta passando al setaccio la sostenibilità finanziaria di due punti: quello relativo alla dotazione organica dell’ente e la facoltà di nominare nuovi dirigenti da parte del dg Agostino Ragosa.
Come scritto dal nostro giornale, lo statuto di Agid è stato inviato alla magistratura contabile lo scorso 9 gennaio. Per l’approvazione dello statuto Palazzo Chigi opterà per una procedura d’urgenza (quella standard richiede invece fino a 60 giorni, con il principio del silenzio-assenso).
Sarebbe confermata l’impostazione già data all’Agenzia con il decreto del Fare: questa è rimessa alle dirette dipendenze della Presidenza del Consiglio e avrà un organico di 130 persone. Adesso sono 100 le persone che l’Agenzia ha già a disposizione, avendo incorporato funzioni e personale di due enti, DigitPA e l’Agenzia per la diffusione delle tecnologie per l’innovazione. Una volta approvato lo Statuto, quindi, l’Agenzia potrà potenziarsi e anche emanare primi atti formali. Com’è noto, nelle more dello Statuto, Agostino Ragosa sta lavorando a vari atti firmandoli formalmente in qualità di commissario della Presidenza del Consiglio e non di direttore dell’Agenzia. Un escamotage che comunque ha rallentato l’attività dell’Agenzia.
Una volta varato, il provvedimento darà piena operatività all’ente guidato da Ragosa che potrà concentrarsi sull’attuazione dei tre progetti chiave dell’Agenda digitale: identità digitale, fatturazione elettronica e anagrafe unica. Attualmente il lavoro di Agid è concentrato sul consolidamento dei data cente della PA in collaborazione con la Fondazione Ugo Bordoni.
L’Agenzia attendeva lo statuto da oltre un anno. Nel dicembre 2012 quando il decreto “Crescita 2.0” istituì l’Agid, il governo Monti promise di varare lo statuto entro 45 giorni. Ma tutto si è bloccato a maggio di quest’anno, quando la Corte dei Conti ha espresso le sue perplessità sul documento che gli era stato presentato e ha chiesto al governo – Letta intanto si era insediato a Palazzo Chigi – di ritirarlo.
La magistratura contabile chiedeva che fosse ripensata la dotazione organica dell’Agenzia che lo statuto stabiliva a 150 unità a valle dell’accorpamento di DigitPA, Agenzia per l’Innovazione e Dipartimento per la digitalizzazione della pubblica amministrazione della Presidenza de Consiglio. Ma il decreto istitutivo dell’Agenzia – decreto legge 83/2012, convertito dalla legge 134 – parla di una “cifra massima” di 150 unità che, in tempi di spending review, non necessariamente doveva essere raggiunta, secondo la Corte dei Conti. Così Letta decideva di riprendere in mano tutto quanto e farne uno nuovo. Trasformando, nel frattempo, il direttore generale Agostino Ragosa da direttore generale a Commissario.
Altro punto debole riguardava l’ultimo articolo che prevede, in via transitoria, l’assegnazione di cariche dirigenziali a garanzia dell’operatività dell’Agenzia. L’articolo dava al dg la facoltà di stipulare contratti a tempo determinato, per un massimo di due anni non rinnovabili, a persone di comprovata professionalità, da assumere come dirigenti. In tempi di spending review alla Corte dei Conti questa possibilità era sembrata eccessiva.
Ad agosto 2013 il governo Letta si era messo all’opera per adeguare il provvedimento al decreto del Fare che battezza la nuova governance con Francesco Caio nel ruolo di mister Agenda digitale. Il nuovo Statuto tagliava quindi a 130 le persone di cui l’Agenzia potrà disporre, contro le 150 indicate nella prima versione Statuto. Attualmente sono 100 le persone che l’Agenzia ha già a disposizione, avendo incorporato funzioni e personale di due enti, DigitPA e l’Agenzia per la diffusione delle tecnologie per l’innovazione.