AGENDA DIGITALE

Agenzia digitale, la politica si spacca sullo statuto

Il Pd giudica inopportuna l’approvazione del documento da parte di un governo in scadenza. Linda Lanzillotta (Lista Monti): “Un bene aver dato il via libera”. Palmieri (Pdl): “Ma resta il nodo governance”. Curti (M5S): “Ora avanti sulla trasparenza”. Nelle prossime settimane la nomina del direttivo

Pubblicato il 11 Mar 2013

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La politica si spacca sulla recente approvazione dello statuto dell’Agenzia per l’Italia digitale. Oriano Giovanelli, responsabile Forum Pubblica amministrazione del Pd, giudica “inopportuno da parte di un governo in scadenza approvarlo”. “Dallo statuto- evidenzia Giovanelli al Corriere delle Comunicazioni – che pure è stato corretto di alcune previsioni davvero singolari come quelle che prevedevano la possibilità per l’Agenzia di dare vita con privati a società e consorzi evidenziando una propensione alla gestione davvero fuori luogo, emerge comunque una idea non chiara del suo ruolo e in particolare una pesantezza della struttura del tutto anomala per una funzione di regia e controllo. 16 posizioni dirigenziali, 150 dipendenti per un soggetto regolatore non sono forse troppi? E poi che senso ha fissare nello statuto questa forte dotazione organica se non quella di irrigidire le scelte future?”. Secondo il democrat un nuovo governo che sia realmente orientato allo sviluppo dovrà “rivedere la governance dell’IT, Agenzia digitale compresa”.

Di tutt’altra opinione Linda Lanzillotta, senatrice della Lista Civica con Monti per l’Italia. “Bisogna andare avanti sulla strada dell’innovazione – ci dice – Non ci possiamo permettere di aspettare nuovi governi perché l’Italia è già in ritardo nel raggiungimento degli obiettivi della Digital Agenda europea”. Secondo Lanzillotta “l’approvazione dello statuto fa comunque parte degli adempimenti del governo in carica”.

Anche per il Movimento 5 Stelle l’approvazione dello statuto va nella giusta direzione perché – spiega Alex Curti, responsabile coordinamento connettività del M5S – “dà seguito alla razionalizzazione messa in campo con l’accorpamento degli enti che prima di occupavano di IT pubblico (DigitPA, Agenzia per l’innovazione e Ddi ndr)”. “Ora l’Agenzia – prosegue Curti – dovrà impegnarsi a raggiungere gli obiettivi dell’Agenda digitale all’insegna della trasparenza, della fluidità e dell’ascolto dei cittadini e in maniera super partes”.

Secondo Antonio Palmieri , responsabile Innovazione del Pdl, invece l’approvazione non scioglie il vero nodo dell’ente ovvero “l’esistenza di una governance eccessivamente frammentata che rende l’Agenzia troppo debole”.

Per il dg dell’Agenzia, Agostino Ragosa “lo statuto è un passo importante, perché siamo finalmente operativi”. “Faremo una relazione al Parlamento per mostrare come intendiamo attuare l’Agenda digitale”.

Ora, per completare la governance, i ministeri competenti dovranno nominare il direttivo che, stando a quando risulta al Corriere delle Comunicazioni, dovrebbero essere scelti nelle prossime settimane, prima che il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano dia l’incarico di formare il nuovo governo. Passera e gli altri ministri sono intenzionati a lanciare un segnale forte al prossimo governo “sulla necessità di accelerare sullo sviluppo del digitale, come leva anti-ciclica”, ci dicono dal Miur.

L’annuncio dell’approvazione del testo è arrivato via Twitter da parte del ministro Corrado Passera che commentando la novità diceva: “si tratta di un altro passo avanti per l’Agenda digitale e per dotare i cittadini di servizi più efficienti”. Nel commentare l’approvazione dello statuto dell’Agenzia per l’Italia i ministri Corrado Passera, hanno detto: “Ora abbiamo lo strumento necessario per dare continuità all’attuazione delle strategie e dei principali obiettivi contenuti nell’Agenda digitale italiana ed europea, che consideriamo prioritari per la crescita e lo sviluppo del Paese”, sottolineavano ancora gli altri ministri “responsabili” dell’Agenzia, Filippo Patroni Griffi, Francesco Profumo e Vittorio Grilli,

Lo statuto dettaglia quanto già previsto dal primo decreto Crescita, poi modificato dalla Legge di conversione 7 agosto 2012, secondo cui all’Agenzia sono affidate funzioni a sostegno dello sviluppo dell’amministrazione digitale; la progettazione e la realizzazione di una strategia per la larga banda, a beneficio delle imprese e dei cittadini; l’impostazione di una serie di interventi mirati per la scuola, proseguendo e razionalizzando gli esperimenti già in atto. La quarta funzioni è trasversale e comprende l’informazione, la formazione e i rapporti con gli organismi europei: attività strategica, necessaria anche per attingere ai fondi comunitari disponibili.

Contro il contenuto dello statuto erano scese in campo nelle scorse settimane anche le rappresentanze sindacali degli addetti dell’Agenzia per l’Italia digitale. Nello specifico i sindacati (Fp Cgil, Fp Cisl, Falbi, Ugl, Fialp Cisal e la Rsu Agenzia per l’Italia Digitale) si opponevano alla nomina di un direttore vicario del direttore generale e una governance di ben quattro direttori generali e di 12 direttori di secondo livello, di vari comitati tutti, nelle intenzioni da coprire con personale esterno “senza nessuna trasparenza e ciò con un carico di spesa solo per gli emolumenti previsti biennali di qualche milione di euro”, puntualizzano.

Altra criticità evidenziata è quella della previsione della possibilità per la dirigenza di costituire società di scopo senza necessità di preveniva autorizzazione ministeriale. Un’altra possibile fonte di ulteriori centri di spesa, prevedono i sindacati. “Nessuna attenzione, sino ad oggi, invece ai problemi organizzativi dell’Agenzia alla necessaria riorganizzazione del personale di tutti gli enti soppressi nonché la valorizzazione delle risorse interne come imposto dal DL 22.06.2012 n. 83, convertito in legge 07.08.2012 n. 134”, concludevano i sindacati.

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