Agostino Ragosa spinge sulla riorganizzazione dell’Agenzia per l’Italia digitale. A quanto risulta la Corriere delle Comunicazioni, ieri in occasione del primo incontro con sindacati, il direttore generale ha annunciato i primi passi che intende compiere su questo fronte. A cominciare dalla nomina di un nuovo collegio dei revisori. Lo scorso 14 dicembre infatti ne era stato nominato uno “contra legem” ovvero in violazione del decreto 83/2012 (il cosiddetto Crescita 2.0) che prevedeva la scelta dell’organo dopo l’approvazione dello statuto.
Un altro punto chiave su cui Ragosa ha posto l’accento è quello dell’organizzazione interna a cui l’ex manager di Poste Italiane intende mettere mano solo dopo aver avuto un quadro chiaro delle risorse umane e finanziarie afferenti dagli enti soppressi, Agenzia per l’Innovazione e Dipartimento per la Digitalizzazione e Innovazione tecnologica. Ragosa ha comunque rassicurato i sindacati che “ saranno valorizzate le risorse interne”.
Per quanto riguarda il suo staff, il dg ha detto di aver bisogno “da subito” di tre dirigenti generali che si occupino di settori chiave, non specificando però quali siano questi settori. Secondo fonti sindacali interne all’Agenzia contattate dal Corriere delle Comunicazioni si potrebbe trattare dei rapporti con la Ue, di quelli con le Regioni e delle infrastrutture abilitanti. Nel nominare questi dirigenti Ragosa si avvale dell’articolo 15 dello statuto secondo cui il dg, nei limiti delle risorse, può conferire per un limite temporale massimo di ventiquattro mesi incarichi dirigenziali a tempo determinato, non rinnovabili, fino ad un massimo di 6 unità, di cui non più di 3 di livello generale, “a persone dotate di particolare e comprovata qualificazione professionale”, recita il testo.
Da parte sindacale è emersa la necessità di rispristinare relazioni sindacali corrette per evitare quanto accaduto con l’approvazione dello statuto su cui i rappresentanti dei lavoratori non sono stati interpellati. “Ragosa – ci dice la fonte sindcale – si è mostrato d’accordo”. Altro punto dolente affrontato è stata la governance dell’Agenzia “troppo frammentata”, secondo i sindacati, nonché quella del contratto ministeriale che “è poco adattabile alle attività dell’ente”. In questo caso però l’azione del dg non servirenne a nulla, trattandosi di situazioni definite per legga dal primo decreto Crescita che istituiva l’Agenzia.
L’approvazione dello statuto dell’Agenzia per l’Italia digitale ha spaccato la politica. Oriano Giovanelli, responsabile Forum Pubblica amministrazione del Pd, giudica “inopportuno da parte di un governo in scadenza approvarlo”. “Dallo statuto- evidenzia Giovanelli al Corriere delle Comunicazioni – che pure è stato corretto di alcune previsioni davvero singolari come quelle che prevedevano la possibilità per l’Agenzia di dare vita con privati a società e consorzi evidenziando una propensione alla gestione davvero fuori luogo, emerge comunque una idea non chiara del suo ruolo e in particolare una pesantezza della struttura del tutto anomala per una funzione di regia e controllo. 16 posizioni dirigenziali, 150 dipendenti per un soggetto regolatore non sono forse troppi? E poi che senso ha fissare nello statuto questa forte dotazione organica se non quella di irrigidire le scelte future?”. Secondo il democrat un nuovo governo che sia realmente orientato allo sviluppo dovrà “rivedere la governance dell’IT, Agenzia digitale compresa”.
Di tutt’altra opinione Linda Lanzillotta, senatrice della Lista Civica con Monti per l’Italia. “Bisogna andare avanti sulla strada dell’innovazione – ci dice – Non ci possiamo permettere di aspettare nuovi governi perché l’Italia è già in ritardo nel raggiungimento degli obiettivi della Digital Agenda europea”. Secondo Lanzillotta “l’approvazione dello statuto fa comunque parte degli adempimenti del governo in carica”.
Anche per il Movimento 5 Stelle l’approvazione dello statuto va nella giusta direzione perché – spiega Alex Curti, responsabile coordinamento connettività del M5S – “dà seguito alla razionalizzazione messa in campo con l’accorpamento degli enti che prima di occupavano di IT pubblico (DigitPA, Agenzia per l’innovazione e Ddi ndr)”. “Ora l’Agenzia – prosegue Curti – dovrà impegnarsi a raggiungere gli obiettivi dell’Agenda digitale all’insegna della trasparenza, della fluidità e dell’ascolto dei cittadini e in maniera super partes”.
Secondo Antonio Palmieri , responsabile Innovazione del Pdl, invece l’approvazione non scioglie il vero nodo dell’ente ovvero “l’esistenza di una governance eccessivamente frammentata che rende l’Agenzia troppo debole”.