Conto alla rovescia per lo statuto dell’Agenzia digitale. Stando a quanto risulta aL Corriere delle Comunicazioni, i ministri responsabili – Corrado Passera (Sviluppo economico), Francesco Profumo (Miur), Filippo Patroni Griffi (Funzione Pubblica) e Vittorio Grilli (Economia) – firmeranno entro la fine di questa settimana il provvedimento che renderà operativa l’Agenzia. Il testo passerà poi al vaglio del Consiglio dei ministri che si limiterà a ratificarlo, senza votarlo, dato che si tratta di un atto amministrativo . Un colpo si acceleratore che velocizzerebbe di conseguenza anche le nomine dei 16 dirigenti previsti, prima dell’insediamento del nuovo governo.
Nuovo governo che, se guidato dal Pd, si impegna a cambiare lo statuto. Come annunciato dal responsabile Ict del partito Paolo Gentiloni il provvedimento andrà modificato per dare all’ente una sola guida, superando una governance frammentata che “rischia di nuocere all’attività del’Agenzia”, puntualizza l’esponente democrat. Il partito guidato da Bersani – secondo quanto risulta la nostro giornale – intende dare la responsabilità dell’Agenzia al super ministero per lo Sviluppo economico a cui si darà vita se la coalizione di centrosinistra vincerà le elezioni.
La scorsa settimana i sindacati (Fp Cgil, Fp Cisl, Falbi, Ugl, Fialp Cisal e la Rsu Agenzia per l’Italia Digitale) avevano inviato una missiva urgente chiedendo al direttore Generale dell’Agenzia per l’Italia Digitale Agostino Ragosa, alla Presidenza del Consiglio dei Ministri e alle segreterie dei ministeri, che per legge hanno la vigilanza sull’Agenzia, un incontro preliminare per l’esame dello statuto della nuova Agenzia .
“Com’è noto l’approvazione di questo atto di governance non rientra nei poteri di “ordinaria amministrazione” del governo dimissionario – precisano i sindacati – ma in questi giorni è all’esame dei vari ministeri “vigilanti”, uno schema che contiene previsioni in assoluto contrasto con la stessa normativa di risparmio e contenimento della spesa pubblica che ha ispirato la riforma e soppresso i vari enti che sono poi confluiti nella nuova Agenzia“. Si prevede, infatti, un direttore vicario del direttore generale e una governance di ben quattro direttori generali e di 12 direttori di secondo livello, di vari comitati tutti, nelle intenzioni da coprire con personale esterno “senza nessuna trasparenza e ciò con un carico di spesa solo per gli emolumenti previsti biennali di qualche milione di euro”, puntualizza la missiva.
Altra criticità è quella della previsione della possibilità per la dirigenza di costituire società di scopo senza necessità di preveniva autorizzazione ministeriale. Un’altra possibile fonte di ulteriori centri di spesa, prevedono i sindacati. “Nessuna attenzione, sino ad oggi, invece ai problemi organizzativi dell’Agenzia alla necessaria riorganizzazione del personale di tutti gli enti soppressi nonché la valorizzazione delle risorse interne come imposto dal DL 22.06.2012 n. 83, convertito in legge 07.08.2012 n. 134”, concludono i sindacati.
Secondo Renato Brunetta, ex ministro della PA e Innovazione, “il silenzio sull’agenda digitale nasconde l’ennesima scelta vergognosa del governo uscente”. “Da diversi giorni nei corridoi tristi dei ministeri cresce un chiacchiericcio imbarazzato sull’approvazione dello statuto dell’Agenzia per l’Italia digitale. Non si sa, tuttavia, se il decreto e’ stato firmato o meno dal presidente Monti, dal ministro Grilli e dai tre ministri vigilanti, a Palazzo Chigi le bocche sono cucite e i comunicati stampa non ne fanno cenno – sottolinea Brunetta – Allora è vero che dietro la fumosa operazione dell’Agenda digitale si nasconde un progetto dai contorni opachi”.
“Proprio mentre i ministri Passera e Barca annunciano la prossima pubblicazione di bandi per 900 milioni di euro per l’internet veloce i burocrati non sanno dire nulla sulle regole che guideranno la neonata Agenzia e sull’opportunità di far uscire un decreto a pochi giorni dalle elezioni – prosegue – Abbiamo aspettato oltre otto mesi per vederne l’avvio e oggi in poche ore dovremo subire l’ennesima beffa, con uno statuto che permette solo di assumere nuovi dirigenti in dispetto di tutte le norme sulla riduzione degli organici e della spesa e sulla trasparenza e di dare al nuovo direttore un potere sproporzionato e fuori da qualsiasi controllo”.
“Il sottosegretario alla Presidenza Antonio Catricalà e il ministro Filippo Patroni Griffi sono consiglieri di Stato e, soprattutto, sopraffini giuristi, come lo sono i capi di gabinetto del ministro dello sviluppo economico e della funzione pubblica, Mario Torsello e Roberto Garofoli. Il ministro Profumo, che ha la delega all’innovazione e alla digitalizzazione, ha il supporto di un dirigente pubblico di lungo corso come Luigi Fiorentino – conclude Brunetta – Sono certo che non cederanno di un passo sul rispetto delle norme vigenti e non si faranno complici di una ennesima vergogna. Per questo esigiamo da Monti e da Grilli una risposta precisa e la pubblicazione, subito e per intero, di qualsiasi documento sia stato firmato’, conclude.
Anche il Pd si era mobilitato. Nei giorni scorsi Oriano Giovanelli, responsabile Forum PA del Pd – bozza dello statuto alla mano – evidenziava come, dal testo al vaglio dei ministeri competenti emergesse “una idea non chiara” del ruolo dell’Agenzia e “in particolare una pesantezza della struttura del tutto anomala per una funzione di regia e controllo”. Giovanelli fa riferimento alle 16 posizioni dirigenziali, 150 dipendenti previste e considerate “troppe per un soggetto regolatore”.
Secondo Giovanelli “prevedere poi addirittura un articolo transitorio per dare al direttore il potere di conferire immediatamente 6 incarichi dirigenziali della durata di 24 (ventiquattro) mesi a pochi giorni dal voto” potrebbe tradire “l’intenzione di creare il fatto compiuto”.