L‘Agenzia per l’Italia digitale sarà di nuovo commissariata. A quanto risulta anche al Corrriere delle Comunicazioni, oltre che a Repubblica.it, nei prossimi giorni un decreto del governo affiderà ad Elisa Grande, dirigente della Presidenza del Consiglio, il ruolo di commissario in vista del nuovo bando di selezione con il quale verrà scelto il nuovo dg che dovrà prendere il posto di Agostino Ragosa. Grande avrà il compito di fare ordine nel bilancio dell’ente e nella situazione amministrativo-gestionale.
Al nostro giornale fanno sapere che Ragosa è decaduto di fatto da fine maggio scorso a causa di inadempienze amministrative: nello specifico per non aver presentato il bilancio di previsione che, però, risulta non essere stato inviato dai revisori dei conti a Ragosa stesso che quindi non ha potuto presentarlo.
Contattato dal Corriere delle Comunicazioni Ragosa ribadisce: “Stiamo discutendo con il ministro Madia su come far funzionare l’Agenzia. Abbiamo avuto un incontro la scorsa settimana e ci incontreremo di nuovo oggi”.
“Di queste notize non so nulla – ribadisce – Quello che mi preme è far funzionare un ente che è determinaante per l’attuazione dell’Agenda digitale, un progetto-paese per il quale l’Italia non piuù aspettare. Io ho le mie idee e spero di poterle condividere con il ministro Madia. E’ un anno e mezzo che guido l’Agenzia e so quello che serve per farla funzionare e renderla più efficiente possibile”.
E sul bilancio di previsione non presentato: “Sono questioni amministrative, il punto è mettere finalmente l’Agenzia nelle condizioni di operare”.
Sembra dunque non trovare pace l’ente nato dalla fusione di DigitPA, Agenzia per l’Innovazione e Dipartimento per l’Innovazione tecnlogica della Presidenza del Consiglio nel dicembre 2012, ma divenuto operativo solo lo scorso febbraio con il varo – ben 18 mesi dopo, dello statuti
Lo statuto,, prevede i un comitato di indirizzo formato da un rappresentante del Mise, uno del Miur e uno del ministero della Funzione Pubblica, insieme a due rappresentante della Conferenza delle Regioni e del Tavolo permanente per l’Innovazione e presieduto da un rappresentante della Presidenza del Consiglio. La decisione di affidare la presidenza del Comitato a Palazzo Chigi mostra, dunque, tutta la volontà di Letta di accentrare la governance. Stesso discorso per il direttore dell’Agenzia, che come si legge nel testo, è “responsabile della gestione e attuazione delle direttive impartite dal Presidente del Consiglio dei ministri o da un ministro da lui delegato”.
Per quanto riguarda il numero dei dipendenti – una delle note dolenti che ha fatto rimpallare lo statuto tra Palazzo Chigi e la Corte dei Conti – è di 130 unità, 20 in meno rispetto alle 150 della prima versione del provvedimento. Proprio l’elevato numero degli addetti aveva fatto storcere la bocca alla magistratura contabile che riteneva la spesa troppo esosae aveva rimandato il testo al governo. Il taglio dei dirigenti previsto è dunque in linea con la spending review avviata nella PA.
Nel dicembre 2012 quando il decreto “Crescita 2.0” istituì l’Agid, il governo Monti promise di varare lo statuto entro 45 giorni. Ma tutto si era bloccato a maggio 2013, quando la Corte dei Conti espresse le sue perplessità sul documento che gli era stato presentato e ha chiesto al governo – Letta intanto si era insediato a Palazzo Chigi – di ritirarlo.
La magistratura contabile chiedeva che fosse ripensata la dotazione organica dell’Agenzia che lo statuto stabiliva a 150 unità a valle dell’accorpamento di DigitPA, Agenzia per l’Innovazione e Dipartimento per la digitalizzazione della pubblica amministrazione della Presidenza de Consiglio. Ma il decreto istitutivo dell’Agenzia – decreto legge 83/2012, convertito dalla legge 134 – parla di una “cifra massima” di 150 unità che, in tempi di spending review, non necessariamente doveva essere raggiunta, secondo la Corte dei Conti. Così Letta decideva di riprendere in mano tutto quanto e farne uno nuovo. Trasformando, nel frattempo, il direttore generale Agostino Ragosa da direttore generale a Commissario.
Altro punto debole riguardava l’ultimo articolo che prevede, in via transitoria, l’assegnazione di cariche dirigenziali a garanzia dell’operatività dell’Agenzia. L’articolo dava al dg la facoltà di stipulare contratti a tempo determinato, per un massimo di due anni non rinnovabili, a persone di comprovata professionalità, da assumere come dirigenti. In tempi di spending review alla Corte dei Conti questa possibilità era sembrata eccessiva.
Ad agosto 2013 il governo Letta si era messo all’opera per adeguare il provvedimento al decreto del Fare che battezza la nuova governance con Francesco Caio nel ruolo di mister Agenda digitale. Il nuovo Statuto tagliava quindi a 130 le persone di cui l’Agenzia potrà disporre, contro le 150 indicate nella prima versione Statuto. Attualmente sono 100 le persone che l’Agenzia ha già a disposizione, avendo incorporato funzioni e personale di due enti, DigitPA e l’Agenzia per la diffusione delle tecnologie per l’innovazione.