“La nuova Agenzia per l’Italia digitale nasce come un arlecchino inesorabilmente servo di troppi padroni”. Con queste parole l’ex ministro della PA e Innovazione, Renato Brunetta, boccia l’iniziativa di unificare la governance dell’IT pubblico inserita nel dl Sviluppo.
Brunetta, pur essendo d’accordo sulla necessità di dare una guida unica alle politiche per l’innovazione rileva come nel decreto non ci sia traccia “del trasferimento al nuovo soggetto delle competenze necessarie per attuare l’Agenda digitale: reti di telecomunicazione e riduzione del digital divide tecnologico, digitalizzazione del sistema formativo ed e-commerce.
“Tolto il ricco boccone delle gare Spc, affidato alla gestione di Consip – puntualizza l’ex ministro nel suo intervento pubblicato si Il Giornale – in pratica il nuovo soggetto erediterà solamente le competenze che, fino a oggi, erano esercitate dalle strutture che dipendevano dal ministro dell’Innovazione: il Dipartimento per la digitalizzazione della PA e l’innovazione, DigitPa e l’Agenzia per la diffusione delle tecnologie per l’innovazione. Con l’ulteriore aggravante che, nel caso in cui il Parlamento non converta il decreto in legge entro 60 giorni, come detto, la decadenza retroattiva degli effetti del decreto inevitabilmente confliggerà con quanto già avvenuto proprio in quei 60 giorni. A fronte di ciò, quello che cambia veramente è il modo in cui è organizzata la struttura di responsabilità che savraintenderà all’operatività del nuovo soggetto. Infatti, se per un verso l’Agenzia nascerà contraddistinta da un profilo tecnico che porta ad accentrare tutti i poteri di gestione in capo al direttore generale, la struttura di potere che sovraintende alla sua azione sarà molto articolata”.
A non convincere Brunetta anche la distribuzione delle responsabilità, dato che saranno tre i ministri da cui l’Agenzia dovrebbe dipendere: quello con le deleghe per l’Innovazione, quello dello sviluppo economico e quello dell’istruzione, università e ricerca. In qiesto modo “mentre non è vero che con l’Agenzia si istituirà un luogo unitario di attuazione delle policy in materia di Agenda digitale (il sistema delle competenze che non riguarda l’e-government resterà infatti immutato), l’unica cosa di rilievo che produrrà il provvedimento sarà l’annullamento, di fatto, dei poteri (peraltro già limitati) di quello che era l’unico ministro competente per l’innovazione, i cui poteri verranno frammentati e assegnati a più decisori”.