LA NOMINA

Agid, si chiude l’era Samaritani. Massimo Melica in pole per il ruolo di dg

Stando a quanto risulta a CorCom, all’attuale direttore è già stata data comunicazione della non riconferma del mandato scaduto il 9 giugno. Per la poltrona la Lega spinge il nome dell’avvocato cassazionista esperto di diritto applicato alle nuove tecnologie delle comunicazione

Pubblicato il 02 Lug 2018

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In Agid si chiude l’era Samaritani. Stando quanto risulta a CorCom l’attuale direttore generale dell’Agenzia non sarà riconfermato – il mandato è ufficialmente scaduto il 9 giugno – e la comunicazione della non riconferma sarebbe già stata data all’interessato. Ad occupare la poltrona dell’ente tecnico che accompagna e sostiene la digital transformation della PA, sarà un uomo vicino alla Lega ovvero della stessa estrazione politica della ministra alla Funzione Pubblica, Giulia Bongiorno. Tra i papabili spunta il nome di Massimo Melica, avvocato cassazionista esperto di diritto applicato alle nuove tecnologie della comunicazione.

Contattato da CorCom, l’avvocato Melica fa sapere di non essere stato informato di nulla. “Nessuno mi ha contattato – ha detto – Immagino che il mio nome circoli per un fatto di competenze. Se dovessi essere chiamato valuterò il da farsi, non è detto che accetti. In ogni caso, immaginandomi nel ruolo di dg, farei piazza pulita: non è possibile che un’Agenzia che deve essere il fiore all’occhiello dell’Italia funzioni così male e che il digitale non riesca a decollare”.

Come da decretto istitutivo di Agid per la selezione del nuovo direttore è obbligatorio fare un bando.

E se si prospetta un cambio al vertice di Agid, il Team Digitale guidato da Piacentini – risulta al nostro giornale- dovrebbe continuare il suo lavoro anche dopo la scadenza prevista per il prossimo settembre.

La partita delle nomine di interseca con quella delle deleghe. In attesa che venga assegnata quella al digitale, la ministra Giulia Bongiorno ha delineato la sua strategia in occasione dell’Interner Day 2018.

“Cercherò di aiutare l’Agid e il Team Digitale ad andare avanti sui progetti”, ha detto la ministra precisando che “la digitalizzazione deve essere ragionevole”.

E quando dico ragionevole intendo dire che bisogna fare i conti con l’enorme diversità che esiste fra la PA centrale e il più piccolo comune arroccato su una montagna – ha spiegato – Immaginare una trasformazione digitale omogena significa non tenere conto delle peculiarità. E invece bisogna tenerne conto eccome perché le cose non stanno sempre come ce le immaginiamo o vorremmo immaginarle”.

Realtà diverse necessitano di trattamenti diversi altrimenti si rischia “un mostro della digitalizzazione”, con poche best practice virtuose e molta arretratezza. Insomma serve un approccio realista secondo il ministro.

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