«Le Regioni e gli enti locali, così come ha fatto il ministero,
si devono decidere a perdere un po’ di potere se vogliono
contribuire ad innovare realmente la Pubblica Amministrazione e, di
conseguenza, questo Paese».
È il commento al contro-piano sull’e-government stilato dalle
Regioni e anticipato dal nostro giornale di Secondo
Amalfitano, consigliere per le Autonomie locali del ministro della
PA e Innovazione, Renato Brunetta.
Il ministro non si aspettava una reazione delle Regioni che
hanno addirittura elaborato un testo che suona come
un’alternativa a E-gov 2012?
Io ribalterei la domanda. Forse sono le Regioni stesse – la
Conferenza, nello specifico – che si sono allertate non poco
davanti alla “frenesia” e voglia di cambiare messa in campo dal
ministro.
In che senso?
Sono state le Regioni a chiedere di firmare un mega-accordo con il
ministero per definire le linee guida strategiche
sull’innovazione. Noi ne abbiamo preso atto e abbiamo bloccato
l’iter di firma dei protocolli di intesa che era stato inaugurato
con Lombardia, Campania, Veneto e Toscana già prima del varo di
E-gov 2012.
Le Regioni hanno affermato che con quelle intese veniva meno una
strategia condivisa sull’innovazione.
Guardi, nei protocolli che sono solo il punto di partenza e non di
arrivo del percorso – e questo va ribadito – si prevedono comitati
“a due” di monitoraggio degli obiettivi. Si tratta di strumenti
che vanno proprio nella direzione di una strategia comune tra
governo ed enti, nonché tra enti. Il tutto senza fare tabula rasa
di ciò che gli enti avevano già messo in campo. Nelle intese già
siglate, ad esempio, ci sono dei grandi temi innovazione, come la
dematerializzazione e la carta di identità elettronica, che
tengono conto delle risorse e delle competenze messe in campo,
inserendole nel piano di innovazione varato da governo.
Non c’è nessun rischio che venga buttato a mare tutta
l’innovazione sviluppata dagli enti locali?
Il ministro ha sempre avuto l’intenzione di lavorare in sinergia
con gli altri livelli istituzionali, cosciente che la vera
innovazione o la fanno tutti insieme o non la fa nessuno. Ciò che
gli preme non è certo bloccare la loro azione, quanto eliminare la
zavorra che blocca il progetto E-gov. Nella stessa Commissione
permanente per l’Innovazione nelle Regioni e negli enti locali,
c’erano dei tempi biblici nel prendere le decisioni: questo non
deve più accadere. Rilanceremo la Commissione come sede deputata
alla discussione e alla decisione ma non con una tempistica “ad
libitum”. L’innovazione è sinonimo di tempestività. Se non si
raggiungono obiettivi in tempi rapidi si rischia di mettere sul
mercato un prodotto già obsoleto: è una regola che vale per le
aziende ma che deve valere ancora di più per la PA che tanto
impatto ha sulla vita dei cittadini.
Sarà il ministero il timoniere di questo
processo?
Intendiamo valorizzare e rendere replicabili le best practice
locali e allo stesso tempo evitare rischiose sovrapposizioni. Nei
piani telematici di Regioni, Province e Comuni spesso sono
identificati obiettivi simili nei quali non viene considerato cosa
è già stato fatto dagli altri enti in un settore specifico. Penso
ai tanti programmi anti-digital divide che, in alcuni casi,
prediligono la fibra ottica e in altri il wireless. Cosa succede il
più delle volte? Succede che ci sono delle zone “ultracoperte”
con tecnologie innovative e altre abbandonate. E ancora, i progetti
sulle banche dati: ce n’è uno del Comune, uno della Provincia e
uno per Regione, ma in nessuno di questi ci si pone la questione
dell’interoperabilità. Il risultato è che il database di un
ente non può “parlare” con quello di un altro. C’è un
disordine paralizzante su cui il ministro intende intervenire.
La firma del protocollo tra il presidente della Conferenza
delle Regioni, Vasco Errani, e Brunetta è un nuovo
inizio?
Più una prosecuzione di quanto già fatto dal ministero. Sono
state identificate delle aree di interesse specifico tra cui
Scuola, Sanità, Turismo e Beni culturali e mobilità, nonché
valorizzato alcuni progetti trasversali come Linea amica, le Reti
amiche, gli emoticon. Inizieremo con questi per accelerare il
processo di modernizzazione che serve alla PA, che serve al Paese.