Includere enti di stato e società in house nel decreto sui debiti della PA. Lo chiede a gran voce Assinform, spiegando che queste realtà sono i maggiori committenti delle società IT. “Per il settore dell’Information Technology, il decreto del Governo sui debiti pubblici così com’è formulato oggi, non risulta equo ed è largamente inefficiente giacché non comprende i più importanti committenti pubblici di servizi e tecnologie informatiche, che sono i grandi enti di Stato, le oltre 30 società Ict in house degli enti locali e le aziende partecipate dalle Pubbliche Amministrazioni, i quali vanno considerati a tutti gli effetti come alter ego delle PA controllanti – spiega Paolo Angelucci, presidente di Assinform – Siamo quindi impegnati, con l’appoggio di Confindustria a presentare in Parlamento specifici emendamenti per ampliare a questi soggetti il perimetro di applicazione del provvedimento che auspichiamo fortemente vengano accolti nell’iter di conversione in legge”.
“Il settore IT vanta verso la PA, sanità compresa, crediti per una cifra stimata tra 1,7 e 2 miliardi di euro – prosegue – Questo importo, raffrontato ai circa 3,7 miliardi di euro di spesa pubblica annua in IT, dimostra chiaramente come il debito della PA nei confronti delle imprese informatiche costituisca un enorme fardello in grado di ipotecare non solo l’andamento di queste aziende, ma anche la loro sopravvivenza, soprattutto nei casi di dimensione media e piccola”.
Angelucci ricorda che “essendo, inoltre, l’IT un settore labour-intensive, se non si provvede a sanare la piaga dei ritardati pagamenti, le ricadute immediate e più drammatiche si avranno sul fronte occupazionale”.
“Si tratta di circa 400mila addetti, che rappresentano probabilmente il più importante bacino di occupazione qualificata e giovanile del Paese – evidenzia il presidente Assinform – E’ per questo che chiediamo che il provvedimento venga reso più equo nei confronti degli imprenditori, dei lavoratori e del mercato, compresa la pubblica amministrazione che, appesantita dai debiti, è la prima a risentire di questa situazione non potendo realizzare, o ritardando, gli investimenti in innovazione di cui ha enorme bisogno. Ma affinché il provvedimento possa avere effetti positivi sull’economia sarà importante la rapidità di intervento per far ripartire il sistema produttivo che sta soffrendo, con conseguenze gravi per l’economia italiana, che sono sotto gli occhi di tutti”.