Dalla fatturazione elettronica possono derivare nell’immediato risparmi diretti di un miliardo di euro per le amministrazioni e di un miliardo di euro per le imprese, con un risparmio a regime che si stima possa raggiungere i 60 miliardi di euro. E’ quanto evidenziano i numero di Anorc Associazione operatori e responsabili conservazione sostitutiva, in occasione dell’evento Dig.Eat.
Almeno il 17% degli enti locali (del 94% che ha un albo online), secondo una ricerca dell’Anorc, nei fatti non permette l’accesso completo agli atti e alle notizie in esso pubblicati. Inoltre, secondo alcune stime, i cittadini italiani passano in fila da 300 a 400 ore all’anno presso sportelli di enti e amministrazioni varie: quasi due settimane all’anno sono quindi spese per ottenere prestazioni che oggi solo il 17% degli italiani abitualmente richiede e ottiene on line.
L’evento è stata l’occasione anche per presentare il Manifesto di Anorc per l’Italia digitale, sottoscritto anche da AIPSI, ANDIG, CSA Italy, SOS Archivi. “Il Manifesto contiene i principi fondamentali che secondo noi dovrebbero essere garantiti al cittadino digitale e che permettono parimenti di attuare una digitalizzazione sicura e senza rischi per la nostra memoria – spiega il presidente di Anorc, Andrea Lisi – Desideriamo presentare questo documento all’attenzione del nuovo parlamento e del nuovo governo. La sensazione, infatti, è che siamo a metà del guado ed il nostro timore è che, nel complesso quadro politico ed economico attuale, l’Agenda Digitale rischi di perdere importanza, di essere tralasciata o di essere attuata con pressapochismo. Sarebbe un grosso errore visto il contributo decisivo che essa può apportare sia a livello economico ed occupazionale sia nel migliorare le relazioni fra PA, cittadini ed aziende”.
Secondo Lisi per accelerare l’attuazione dell’Agenda è necessario armonizzare e snellire la normativa di settore dovrebbe essere armonizzata. “E poi si attende ormai da tempo l’emanazione delle Regole tecniche che specifichino nel dettaglio come attuare la digitalizzazione documentale – ricorda Lisi . Quello che ci interessa è che il nostro apparato legislativo offra tutti gli strumenti per tutelare i documenti nel passaggio al digitale, permettendo di garantirne la corretta tracciabilità, la paternità e di preservarli dai rischi di modifica. In alcuni casi, come per la cartella sanitaria digitale, presenteremo le proposte elaborate da un nostro gruppo di lavoro che si è confrontato con i diversi soggetti della filiera. Dal confronto fra giuristi, operatori, rappresentati degli enti di riferimento ed esperti ci auguriamo che maturi una sintesi concreta che ben orienti le scelte future”