Ancora lontana la digitalizzazione delle PA italiana. A dirlo lo studio realizzato da Anorc (Associazione Nazionale per Operatori e Responsabili della Conservazione digitale dei documenti) che ha censito siti web di comuni, province, regioni e ministeri. Dalla ricerca è emersa poca trasparenza on line, poca trasparenza via Pec e ancora lontana la piena attuazione delle norme previste dal Codice della PA digitale sull’individuazione dei responsabili della conservazione digitale e della tutela della privacy.
Entrando nel dettaglio, Anorc rileva che il sistema di conservazione digitale è stato avviato solo nel 40% delle Regioni e di queste il 10% ha affidato in outsourcing la procedura, mentre il 15% si affida ai sistemi archivistici di conservazione dei documenti informatici sviluppati a livello regionale, come Parer per l’Emilia Romagna, Csi per il Piemonte e Dax per la Toscana.
A differenza del responsabile della conservazione, il responsabile del trattamento dati personali risulta pubblicato nel 70% dei siti web istituzionali delle Regioni e, dove non pubblicato, è sempre designato ufficialmente, inoltre nel 40% dei casi coincide con il Dirigente dell’ente, in base al settore di competenza.
Il 5% dei casi corrisponde alla richiesta di accesso agli atti, tramite Pec, che abbiamo necessariamente dovuto inoltrare per ottenere le informazioni.
A differenza delle Regioni, solo nel 27% dei siti delle Province è pubblicato il Responsabile del trattamento dei dati personali e il 73% dei responsabili nominati in tutte le Province contattate coincide con i dirigenti dell’ente, ognuno per il proprio settore di competenza. I risultati cambiano per il responsabile della conservazione, che risulta pubblicato nel 9% dei casi e solo il 22% delle Province ha effettivamente avviato un sistema di conservazione digitale secondo la normativa vigente. Inoltre, solo il 5% ha affidato in outsourcing tutto il processo, mentre il 5% confluisce nei sistemi di conservazione regionali sviluppati in Emilia Romagna, Toscana e Piemonte.
I risultati dimostrano che il responsabile della conservazione per i Comuni resta ancora una figura non indispensabile, ma un buon 23% ammette il ritardo e dichiara di aver avviato il processo di conservazione, ma di non aver ancora nominato ufficialmente un responsabile che se ne occupi.
Da un considerevole 30% i ricercatori restano in attesa di una risposta alle Pec inviate.
Il responsabile del trattamento dei dati personali è pubblicato nel 24% dei siti analizzati, se pur sempre designato. Risulta coincidere con i dirigenti dell’ente, ognuno per il proprio settore di competenza, nel 68% dei casi.
Ma la vera nora dolente è la PA centrale. Solo sul sito del Ministero dell’Economia e della Finanza, sono stati riscontrati nell’informativa privacy i nominativi dei responsabili del trattamento dei dati personali, che coincidono con i dirigenti, ognuno per il proprio settore di competenza; per il resto, invece, in soli due casi si è riusciti a recuperare l’informazione tramite contatto telefonico.
Per quanto riguarda i responsabili della conservazione, invece, non è stata fornita alcuna informazione, fatta esclusione per il Ministero per le politiche agricole, alimentari e forestali, che dichiara di utilizzare un servizio in outsourcing per la conservazione dei documenti informatici.
“Sembra un nonsense – sottolinea Andrea Lisi, Presidente di Anorc – che nell’assolvimento dell’obbligo alla trasparenza delle Pubbliche Amministrazioni si prendano così poco in considerazione due figure tanto cruciali e direttamente coinvolte nella corretta gestione dei documenti e dei dati personali del cittadino come il Responsabile della Conservazione e del Trattamento dati, che, laddove nominati, il più delle volte restano nell’anonimato”.