A settembre 2018 la metà degli italiani su Anpr. E’ l’obiettivo che si è dato il commissario al Digitale, Diego Piacentini: “Stiamo facendo la migrazione di tutte le ottomila anagrafi dei Comuni in un unico database che alla fine del progetto dovrebbe dare l’abilitazione tecnologica per non chiedere più al cittadino dove abita – ha spiegato in occasione dello “StartupItalia! Open Summit”, a Milano – Ci sono settemila cambi di residenza al giorno e stiamo lavorando per velocizzare le pratiche.
“Abbiamo iniziato – ha aggiunto – con il 10% dei Comuni per quanto riguarda la digitalizzazione anagrafica, entro settembre 2018 vorremmo che almeno il 50% della popolazione abbia fatto la migrazione”.
Secondo i dati raccolti dal Team Digitale sono Comuni dell’Emilia Romagna guidano l’adesione ad Anpr (Anagrafe nazionale della popolazione residente): al 13 novembre, sono sono 22 i Comuni subentrati alla piattaforma unica per una popolazione di 476.027 residenti. A quota 874, per una popolazione di 6.092.864, quelli in fase di pre-subentro.
L’Anpr è un passo essenziale per avere un database a livello nazionale, che permetterà di superare il modello dell’autocertificazione accorciando ed automatizzando tutte le procedure relative ai dati anagrafici. Con l’Anagrafe Unica le amministrazioni possono dialogare in maniera efficiente avendo una fonte unica e certa per i dati dei cittadini. Anpr consente ai cittadini di ottenere vantaggi immediati quali la richiesta di certificati anagrafici in tutti i comuni, cambio di residenza più semplice ed immediato ed a breve la possibilità di ottenere certificati da un portale unico.
Per capire quanto si efficienta il sistema con la messa in opera di Anpr, basta qualche numero. Si stimano 7.000 cambi di residenza ogni giorno, al costo per cambio di 37 euro. Il costo pe le PA è di 259.000 euro al giorno e di 65 milioni di euro l’anno. Con Anpr questi costi sarebbero praticamente abbattuti dato che le informazioni sono già disponibili in un unica piattaforma.
Lo sprint ad Anpr è cruciale anche per far funzionare il domicilio digitale, normato dal nuovo Cad che ha ricevuto il via libera dal Consiglio dei ministri la scorsa settimana. Il nuovo Cad attribuisce infatti a cittadini e imprese il diritto a una identità e a un domicilio digitale e, come conseguenza naturale, quello alla fruizione di servizi pubblici online in maniera semplice e mobile-oriented.
Finora a frenare lo sviluppo do Anpr la questione degli applicativi da utilizzare per il subentro: la maggior parte dei Comuni preferisce continuare la lavorare con quelli sviluppati dai loro fointori di software nonostante Sogei ne abbia sviluppato uno, gratuito, che però le PA locali non considerano esaustivo. Con il passaggio del progetto in mano al Team Digitale il governo mira ad accelerare.
Secondo Piacentini In Italia, per quanto riguarda lo sviluppo digitale, “siamo indietro, perché siamo partiti tardi”. “L’Estonia, che viene considerata un modello, era partita nel 2001 – ha spiegato Piacentini – noi abbiamo avuto un sacco di leggi ma stiamo partendo in maniera seria da due anni. Ci sono 15 anni di gap, ma la tecnologia ci sta aiutando”. Per il commissario del Governo, c’è diffidenza anche da parte dei cittadini che “sono prevenuti anche quando i servizi sono disponibili online perché non si aspettano che lo Stato possa fornire servizi online”.