Buona parte dei comuni italiani insorge contro l’Autorità nazionale anticorruzione. “Anac, invece di chiarire perché non rispetta il Codice Appalti che la obbliga a non autorizzare le stazioni appaltanti non qualificate a bandire gare in proprio, chiede chiarimenti a queste ultime, da trasmettere in cinque giorni, pena multe salate fino a un massimo di 5.000 euro“.
La protesta dei comuni
È solo una delle tante lamentele che si leggono in una lettera aperta rivolta all’Autorità nazionale anticorruzione e sottoscritta in pochi giorni da oltre 300 comuni aderenti ad Asmel, l’associazione che aggrega oltre 4.400 amministrazioni in tutta Italia. I comuni ricordano di aver salutato con favore l’obbligo di digitalizzazione dell’intero ciclo degli appalti scattato dal primo gennaio scorso, perché avrebbe dovuto produrre non solo trasparenza, ma anche semplificazione delle procedure, ed evidenziano che l’autorità di vigilanza ha chiesto e ottenuto di assumere il ruolo di ‘orchestratore’ dell’interscambio dati tra le diverse piattaforme informatiche coinvolte nel nuovo sistema. Ma lamentano che la data del primo gennaio ha comportato un blocco delle attività causato dai troppi malfunzionamenti del sistema di digitalizzazione.
Le mancanze di Anac secondo l’associazione
“L’autorità di vigilanza ha scelto la tecnica dello struzzo”, afferma Francesco Pinto, segretario generale Asmel. “Mette la testa sotto terra e non vuole riconoscere errori di funzionamento tutti imputabili all’imperizia del novello orchestratore. Emana però comunicati e proclami indicando artifizi procedurali in grado di ovviare ai malfunzionamenti, in attesa della loro risoluzione. Gli artifizi non sono altro che deroghe temporanee alle regole e a precise disposizioni di legge. In altri termini, Anac non riesce come orchestratore e per rimediare si sostituisce al legislatore“.
L’autorità, incalza Giovanni Caggiano, presidente Asmel, “non dimentica di essere chiamata a vigilare sulla corretta applicazione delle leggi e trasmette richieste di chiarimenti ai comuni, chiamandoli a discolparsi sul perché hanno bandito gare, senza le prescritte autorizzazioni. Non dice però che esse sono state rilasciate dal sistema governato con imperizia da Anac violando la legge che le impone di non rilasciare il codice di accesso agli Enti non qualificati. Inaccettabile, in questo contesto, la minaccia di multe salate in mancanza di risposte entro 5 giorni”. La lettera di Asmel si conclude con un invito rivolto ad Anac per un incontro pubblico.
Anac: “La digitalizzazione funziona”
Pronta la risposta di Anac. “La digitalizzazione degli appalti in Italia funziona. Introdotta dal nuovo Codice dei contratti pubblici e operativa dal 1 gennaio 2024, ha superato le prime settimane di rodaggio, e ora è quasi regime, a vantaggio di tutti, in particolare dei Comuni e dei piccoli Comuni. In tre mesi di attività sono state avviate attraverso la piattaforma digitale oltre un milione e centomila procedure di affidamento di contratti pubblici per un valore di circa 78 miliardi”.
L’agenzia sottolinea che è “quotidianamente a fianco delle amministrazioni pubbliche in maniera fattiva, per aiutarle e supportarle in questo passaggio storico per il nostro Paese, che è la digitalizzazione degli appalti, portando l’Italia pienamente a livello europeo”. Nell’attività di vigilanza che le è propria, stabilita dalla legge, Anac “verifica che le pubbliche amministrazioni svolgano al meglio tale compito a cui sono chiamate, richiedendo informazioni se necessario, e evidenziando criticità, se vi sono”.