“La semplificazione del sistema di comunicazione tra tribunali e
avvocati attraverso l’utilizzo delle nuove tecnologie, oltre a
snellire ed efficientare il sistema, rappresenta un forte spinta
verso il riequilibrio tra accusa e difesa e una maggiore garanzia
dei diritti del cittadino.”. Stefano Aprile, direttore generale
dei Sistemi Informativi del ministero della Giustizia, giudica
così il processo di digitalizzazione che sta investendo il sistema
giudiziario.
È possibile che le sole notifiche telematiche
contribuiscano ad efficientare il sistema?
Guardi bisogna uscire dall’ottica che per dare una scossa al
sistema servano riforme titaniche. La notifica telematica andrà ad
efficientare il sistema nelle misura in cui andrà a sveltire i
tempi del processo e a ridurre i costi. Con l’invio tramite Posta
elettronica certificata non serviranno più 20 giorni perchè
l’ufficiale giudiziario recapiti la documentazione e
scompariranno i 20 euro che il sistema Giustizia paga per ogni
invio manuale.
Quanti sono i risparmi attesi?
Solo per il tribunale di Milano, che ha messo a regime la
comunicazione telematica lo scorso 1° giugno, stimiamo risparmi
per un milione di euro l’anno.
Dei tre tribunali “pilota”, ovvero Venezia, Roma,
Milano, scelti per avviare le notifiche telematiche è partita solo
Milano. Come mai?
Ogni tribunale ha delle caratteristiche diverse. A Milano c’è
stato un contesto particolarmente favorevole all’attuazione delle
notifiche telematiche, mentre a Roma e Venezia si è preferito dare
priorità ad altri progetti. Nella città lagunare si partirà con
la digitalizzazione del giudizio di appello, grazie al quale
verranno messi online i dati pubblici dei procedimenti, e con le
notifiche telematiche per il secondo grado del processo civile (che
poi verrà esteso anche a Milano). A Roma, invece, renderemo
fruibili e navigabili anche agli avvocati gli atti in copia dei
processi.
Quali saranno i prossimi passi che farà il
Ministero?
Bisogna prima valutare l’impatto che i progetti partiti hanno sui
tribunali pilota per cercare di metterli a sistema, ovvero attuare
una sorta di “scambio” di progetti. Poi abbiamo in cantiere un
progetti di coinvolgere anche gli ufficiali giudiziari
nell’utilizzo di formati digitali. Anche se la questione sarà
delicata.
In che senso?
Gli ufficiali giudiziari hanno uno stipendio di base che poi viene
integrato con delle tariffe aggiuntive per ogni documento.
Spingendo sul processo di informatizzazione si rischia di dimezzare
lo stipendio a questi dipendenti pubblici, cosa che
l’amministrazione non intende assolutamente fare. Per questo
motivo stiamo lavorando a un modello innovativo che garantisca
l’efficienza, senza impattare sulle retribuzioni e che, allo
stesso tempo, valorizzi le professionalità.
Tutti i progetti avviati si basano sulla poste certificata,
cosiddetta “speciale”. Cosa accadrà quando dal 2010 si
passerà a quella universale? Ci saranno problemi di transizione e
di sicurezza?
Direi di no. La Posta elettronica certificata che si utilizza ora
nei tribunali è tecnologicamente identica quella cosiddetta
universale. L’unica differenza è che non è certificata secondo
i requisiti di legge. In questo senso avvieremo un processo di
certificazione per attuare la legge 2/2009 che richiede una sola
casella certificata per dialogare con tutte le PA.
Un altro punto chiave delle “piccole” riforme del ministro
Alfano riguarda le modalità di help desk per i Pc del comparto
Giustizia. Molti magistrati sono preoccupati che gli interventi da
remoto possano intaccare la sicurezza.
Invece andrà proprio a rafforzare quella sicurezza. In primo luogo
perchè l’accesso da remoto permette un controllo a distanza
degli accessi ai Pc. Capisco la preoccupazione dei colleghi
magistrati. Per questo organizzeremo a Milano un convegno sulla
sicurezza informatica dedicato a questi temi.