Non è ancora entrato in vigore e già ha sollevato polemiche. Il
nuovo Codice dell’amministrazione digitale, che attende solo
l’ok definitivo del Consiglio dei ministri, non ha convinto
Assintel. Secondo l’associazione che riunisce le imprese Ict
aderenti a Confcommercio le nuove regole andrebbero a complicare il
già difficile percorso verso la digitalizzazione piuttosto che
semplificarlo.
Oltre a prevedere sanzioni per le PA che non innovano e premi per
le best practice, le norme puntano ad implementare e controllare la
digitalizzazione dell’amministrazione, alimentando tale processo
con i risparmi derivanti dalla riorganizzazione delle strutture e
dei servizi; incrementare la sicurezza dei dati, dei sistemi e
delle infrastrutture.
“Se vi sono alcune aree di miglioramento, come quelle sulle
sanzioni, sui controlli e la tutela della sicurezza informatica –
precisa Giorgio Rapari, presidente di Assintel – altre introducono
cambiamenti inspiegabili che minano lo spirito stesso con cui il
Codice è nato: la semplificazione burocratica dei rapporti fra PA,
imprese e cittadini attraverso l’utilizzo degli strumenti
informatici”.
Tra le modifiche “incriminate” la proposta del governo di
modificare l’assetto normativo in materia di documento
informatico, firme elettroniche, processi di copia e di
conservazione digitale.
“Viene complicato il concetto di documento informatico,
introducendo la nuova tipologia di duplicato informatico e di
documento analogico informatico – spiega Assintel – che seguono
le logiche del tutto diverse, e qui non usabili,dei documenti
cartacei”.
A non piacere anche l'introduzione di una terza tipologia di
firma elettronica, quella “avanzata”, a metà strada fra la
firma elettronica e quella digitale. Con quali effetti?
“Occorrerà chiedersi ogni volta con quale firma stiamo operando
e che valore legale ha – fa sapere l’associazione -. Di
conseguenza, anche i documenti informatici con diversi tipi di
firme avranno diversi valori formali e probatori”.
Ma il colpo di grazia ai processi di digitalizzazione e
conservazione sostitutiva verrebbe dato dagli articoli 22 e 23 che
prevedono l’autenticazione di un pubblico ufficiale, senza la
quale la conformità di un archivio informatico sostitutivo sarà
disconosciuta e sarà dunque senza valore probatorio. “Ci vanno
di mezzo tutti i processi già in atto, oltre che il lavoro di
centinaia di operatori e professionisti del settore”, commenta
l'assciazione.
“Non ci spieghiamo come il ministro Brunetta, che nel Codice vede
uno strumento epocale di riforma della Pubblica amministrazione e
di Innovazione per tutto il Paese, possa condividere queste
modifiche, che vanno nel segno della complicazione e della
burocratizzazione – conclude Rapari -. Assintel è pronta a
contribuire a tutti i livelli per una soluzione di buon senso che
eviti di commettere errori irreparabili”.
A sollevare dubbi anche l’Anorc (Associazione Nazionale Operatori
Responsabili Conservazione Digitale), che per bocca del suo
presidente, Andrea Lisi, sottolinea che “alcuni principi
contenuti nel testo che si intende approvare rischiano di provocare
una desolante paralisi di tutti i sistemi di conservazione
sostitutiva di documenti, non soltanto amministrativi, ma anche
contabili, fiscali, del lavoro e assicurativi”.
“Non si discutono le modifiche al Cad contenute nello schema di
decreto in materia di sanzioni, controlli e né tantomeno le
specifiche a attente normative in materia di sicurezza informatica
– precisa Lisi – Le perplessità si generano soprattutto in
relazione agli articoli 22 e 23 che sembrano voler far passare il
messaggio che, senza la figura del pubblico ufficiale che attesti
l’autenticità della copia informatica di documento analogico la
conformità di ogni archivio informatico sostitutivo può essere
sempre disconosciuta”.
Ancora come Assintel, poi, anche Anorc punta il dito contro la
firma elettronica avanzata. “Che firma e che valore ha questa
firma?”, si chiede Lisi.
Ai tecnici di Brunetta l’ardua risposta.